La "Storia di Basaluzzo" di Pietro
Vernetti - 1895
Era il gennaio 1896 quando la civica amministrazione di
Basaluzzo comunicò a Pietro Vernetti, geometra di
Fresonara e appassionato di storia locale, che la sua "Storia
di Basaluzzo" non sarebbe stata pubblicata in quanto - questa
fu la magra scusa ufficiale - le casse comunali non lo permettevano.
Non credo che il Vernetti, allorché si buttò sulla
stesura del libro, immaginasse un'accoglienza tanto tiepida per
quella che era - e rimane ancora oggi - la prima e unica opera scritta
sulla storia del nostro paese. Ma fu così che l'originale
manoscritto finì ad impolverarsi nell'archivio parrocchiale,
mentre la tiratura complessiva non superò mai l'unica copia
dattiloscritta custodita in municipio.
Rassegnato all'oblio completo, il Vernetti certo non po-teva immaginare
che la sfortunata "Storia di Basaluzzo", mai stampata
nemmeno in una copia, conoscesse la sua prima edizione oltre un
secolo dopo essere stata scritta, e con una diffusione potenzialmente
mondiale. Con la versione on-line su questo sito, infatti, è
la prima volta in assoluto che la "Storia di Basaluzzo"
viene pubblicata.
Un paio di anni fa, casualmente, sfogliando la "Storia dei
Comuni e delle Parrocchie della Diocesi di Tortona" di Mons.
Clelio Goggi, avevo trovato in una nota in calce al paragrafo dedicato
a Basaluzzo la storia della mancata pubblicazione del libro di Vernetti.
Chiesi pertanto ad un mio amico consigliere comunale di poter ricopiare
al computer la copia presente in municipio, così che il Comune,
curando un'edizione postuma, potesse rendere onore alla memoria
del Vernetti. In attesa di confrontare quanto da ma trascritto con
il manoscritto originale (alle numerose imprecisioni della versione
dattiloscritta la mia tastiera ha aggiunto altri errori), ho deciso
di pubblicare i miei file.
Al di là della forma con cui è scritta (su cui non
mi sembra onesto soffermarsi), ad un esame storiografico severo
la "Storia di Basaluzzo" tradisce tutti i suoi anni e
si presta a numerose critiche. L'aspetto principale che salta agli
occhi sfogliando i capitoli è la struttura confusa dell'opera,
perennemente in bilico tra lo stretto ambito locale e divagazioni
di più ampia portata. Significativo è il caso della
corposa sezione del Capo III dedicata alla biografia dell'imperatrice
Adelaide, che di fatto costitui-sce il cuore dell'intero capitolo.
Così come nel Capo VIII lunghi paragrafi descrivono l'evolvere
delle vicende risorgimentali senza che vi sia un riferimento diretto
alle vicende di Basaluzzo. Altre volte il desiderio di dare no-tizie
sul nostro paese porta il Vernetti a drastiche deduzioni che sfociano
in affermazioni quasi divertenti del tipo "Basaluzzo abbraccia
il Cristianesimo fin dal suo inizio".
Se la sezione storico-cronologica non sempre si rivela utile, di
grande interesse è invece la seconda parte, quella che descrive
"Basaluzzo quale è attualmente" (Capo IX) e che
illustra con paragrafi monografici personaggi illustri ed edifici
notevoli. Per quanto riguarda "gli uomini e le donne che illustrarono
e si resero benemeriti di Basaluzzo", le informazioni riportate,
pur se da verificare, sono comunque rare e difficili da ottenere
altrimenti, e costituiscono in ogni caso una valida base per eventuali
ricerche di approfondimento. Allo stesso modo, la descrizione degli
edifici è spesso accompagnata da notizie interessanti sulla
storia o sulla loro gestione all'epoca. Ed è questo l'aspetto
fondamentale: quello che per Vernetti è semplice cronaca,
per noi è una preziosa testimonianza della vita quotidiana
di cento anni fa, ben più utili per comprendere il Basaluzzo
del Duemila di quanto non lo siano le traversie del paese al tempo
di Ottone I.
In realtà la chiave per interpretare correttamente la "Storia
di Basaluzzo" è inserire l'opera nel suo giusto contesto.
Vernetti scrive nell'Italia di fine Ottocento, unificata da pochi
decenni e impregnata di quella sorta di perbenismo tipico dell'età
umbertina. Per questo motivo l'opera denota una matrice didascalica
e pedagogica, peraltro comune - fatte le debite proporzioni - con
libri di ben altro spessore come il "Cuore" di De Amicis.
L'aspetto religioso diventa una costante e Dio è il tema
che accompagna la Storia in tutto il suo evolvere: ecco quindi la
pia imperatrice Adelaide che muore con gli oc-chi fissi al cielo
portata come esempio di devozione, o ancora l'Italia unita per volontà
divina.
Ognuno che leggerà la "Storia di Basaluzzo" è
libero farsi l'opinione che vuole, dandone il giudizio che desidera.
Ma a prescindere dal valore dell'opera in sé, credo che tutti
dobbiamo al Vernetti riconoscenza per la passione e l'amore con
cui - ne sono sicuro - ha indagato il passato del nostro paese.
Gli valga il buon voler, s'altro non vale.
S. Zuccotti