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Cenni biografici degli uomini che illustrarono e si resero benemeriti di Basaluzzo

Cenni biografici del basaluzzese Orazio Zuccotti e famiglia

Ora passiamo alla parte Biografica per celebrare le virtù di quegli uomini che si resero benemeriti di Basaluzzo. Fra i primi di questi merita di essere commemorato dalla storia l'Illustre sig. Orazio Zuccotti. Queso Basaluzzese appartiene ad un ramo della distinta famiglia di simle cognome, la quale nel 1300 dal Villaggio di Montanari della Provincia di Torino, venne ad abiare a Boscomarengo e di qui, poi, verso il 1500 si diramò formando un altro stipite a Basaluzzo. Per procedere con un po' d'ordine riferirò quanto si accenna nelle sue Biografie lo storico boschese Bruzzone. Un Giacomo Zuccotti di Montanari, si crede il primo che si stabilisse a Bosco, si vede ascritto al nobile e antico collegio dei notari di Alessandria nel 1398. Lancillotto nel 1491, consigliere muncipale, di Bosco con Stefano Grindelli, sindaco e procuratore di quel Comune, ottenne dal Marchese Bonifacio di Monferrato le patenti di concessione della derivazione di un canale dalla Orba per irrigare l'agro Boschese. Gian Agostino fu notaio e pur uomo d'armi al servizio del re di Spagna che viveva sul 1592. Fuvvi alresì un Gaspare sacerdote, arciprete della chiesa collegiata di Bosco, vicario il quale fondò due chiese, S. Defendente l'una, e S. Maria di Loreto, entrambi campestri, pure fondò entro l'abitato di Bosco l'oratorio di S. Bovo, ed eresse l'opera del Corpus Domini etc. etc. Da ciò il lettore si formerà un giusto concetto degli ascendenti, del nostro Zuccotti Orazio. Questi nacque in Basaluzzo nella propria casa sita nella contrada omonima che è numerizzata sotto il N.° civico [...] suo padre fu Pietro Francesco* . Amò quest'uomo la sua patria e l'istituzione della gioventù che sempre serbò un vero culto nella religione degli avi suoi. Ne troviamo una splendida prova del nosto asserto nel suo pubblico testamento delle trentun ottobre Milleseicento sedici rogato dal not. Rolando Ricci, nel quale dopo di aver istituito erede universale il di lui figlio Gerolamo ed i costui discendenti maschi in infinito (secondo l'uso di quei tempi) ordinò, chei n mancanza dei medesimi, colla realizzazione dei mobili e coi frutti della sua eredità si dovesse erigere e costruire una Chiesa dedicata a Maria Vergine di giuspatronato attivo e passivo fino al secondo grado, e che quind iquesto patronato passasse nella famiglia dei Cappelloni, e mancando essa, in quella dei Zuccotti e de Campi. Aggiunse ancora che un tale beneficio dovesse godersi da due preti delle famiglie sovraccennate i quali sarebbero tenuti a celebrare nella Chiesa erigenda, quattro messe abdomadarie per ciascuno e di tenere scuola, e d insegnare la grammatica e la logica a tutti gli scolari del luogo di Basaluzzo, senza mercede e per solo amor di Dio cioè Gratis. Le vicende poi alle quali andò incontro man mano subendo questo filantropico ed evangelico lascito già ben l'avrà appreso il cortese lettore dalla lettura del capo quindo di questa prima parte della nostra storica narrazione. Questo fatto rivela quanta bondtà d'animo si annidasse in quella insigne persona e quanta generosità di cuore serbava l'Orazio per la gioventù del suo paese natìo, non che quanto sincero culto nutrisse per la religione che ci venne tramandata dai nostri avi, qual prezioso retaggio. Perciò concludo col dire che l'Orazio Zuccotti ben meritò della sua patria e voi o Basaluzzesi serbatene riconoscente ed imperitura memoria.

Famiglia Lanzavecchia

La famiglia dei Lanzavecchia è una fra le antiche di Basaluzzo. Possedeva la casa in via Umberto I segnata col civico N.° 20; sulla sua porta d'ingresso si era infissa nel muro il suo stemma araldico fatto in marmo a basso rilievo, che mi ricordo fatto in marmo a basso rilievo, che mi ricordo di averlo visto ancora in tempi non lontani. Ora quel blasone è conservato dalla signora Cristina Mazza natta Lanzavecchia avando essa fatto acquisto. Vien questa famiglia celebrata dall'annalista Gerolamo Ghilini; non che dai suoi predecessori di storia. Fu delle prime famiglie che si ramificò in Predosa, ed in Alessandria appena fondata. Molti di essa furono annoverati fra gli uomini insigni per l'armi e se ne annovera nella terza e quarta crociata iniziata dal Pontefice Clemente III successore di Papa Gregorio VIII nel 1258 . Il ramo dei Lanzavecchia di Basaluzzo ora più non esiste ma è ancora nominato nel catalogo dei Legati che si conserva nell'archivio parrocchiale di Basaluzzo. Nel cimitero di Predosa, nel suo centro si erge la tomba sepolcrale di questa distinta famiglia. Lo storico Alessandrino Carlo A. Valle ci dice che questa famiglia era ricca e potente; e che fin dai primi anni che si trasferì in Alessandria acquistò un imperio grandissimo sul popolo Alessandrino. Coi Ghilini coi Guaschi, coi Trotti e cogli altri nobili compatrioti, prese parte alla crociata: e fu tra le ghibelline del comune. I Lanzavecchia coi Merlani e cogli Inviziati, capitanarono il aprtito in tutte le discordie civili; e fra loro e i Guaschi specialmente furono sempre rivalità grandi, da cui ne vennero scandali e rovine. Per sostenersi contro i rivali il più delle volte trionfanti Lanzavecchia dovettero spesso ricorrere all'intervento straniero, in particolar modo dei Marchesi del Monferrato. Conchiusero frequentemente paci, che quasi sempre si ruppero: e non cessarono i loro dissidi se non quando le fazioni maledette dei Guelfi e dei Ghibellini si spensero. Cooperarono efficacemente a dal la patria (Alessandria) in mano a Re Roberto nel Mille trecento dieci: e molti di loro vennero uccisi, nella sconfitta data dagli Alessandrini a Raimondo Cadorna tre anni dopo. Vissero molti anni in esilio; per cui diedero origine a nuove famiglie in altre provincie italiane, segnatamente nel Monferrato. Infine presero efficace e gloriosa parte alla vittoria del paese di Bosco nel mille quattrocento quaranta sette contro le armi di Francia: nel quale scontro molti dei loro, combattendo da eroi, rimasero sul campo.

Famiglia Pagliari detta anche Paleari

Questa famiglia celebrata dall'A. Valle, richiamata Paleari e dal Bruzzone vien detta Paliari, ma è la stessa. I Paleari o Paliari sono dei più antichi e stimati della terra di Boscomarengo di cui sono originari. Parecchi di esso sino al 1396 erano aggregati al Collegio dei notai di Alessandria. Altri erano dedicati al mestiere delle armi. Un ramo di essi si stabilì a Basaluzzo ove possedeva casa e fondi oggidì ancora possiede quella amena ed elegante villa che si erge sull'altipiano dirimpetto alla stazione della tramvia Novi-Ovada e la Ferrovia Basaluzzo-Frugarolo. Un altro ramo pure si stabilì a Predosa. Di essi Giacomo Maria, che ebbe a moglie Floridina di Bartolomeo Manlio, ebbe parecchi figli; Angelo Michele, che andò a stabilirsi a Roma Giorgio, e Marco che fu capitano di fanteria. Riporta il Bruzzone nella cronaca della M.S. del Gatti, che Giorgio Pagliari, dottore, pronotario apostolico fu cameriere di papa Innocenzo IX e finalmente prefetto del Collegio Ghislieri di Pavia. Donò alla Chiesa parrocchiale di Bosco il battisterio di marmo mischio ed un calice lavorato alla sacrestia. Istituì il monte di pietà in danari a Bosco ed a Novi. Nella colleggiata di Novi fondò un canonicato come pure una cappellania nella chiesa parrocchiale di S. Andra, regalando a quest'ultima un calice simile a quello già dato alla Chiesa di Bosco. Compose alcune opere tra cui le Osservazioni sopra gli annali di Corneglio Tacito. Da altri documenti ricavai pure che il Giorgio Paliari o Paleari fu agente particolare per diciotto anni del cardinale Alessandrino Michele Bonelli, pro nipote di Pio V. A nome del cardinale fu delegato a prendere possesso del feudo di Bosco. L'anno in cui nacque Giorgio Pagliari non è ben chiaro. È chiaro però che finì o sipo giorni nell'aprile o nel maggio del 1613. Vi è solo un testamento di lui che ha la data del 23 Aprile 1613. Segue poi a narrare il Bruzzone che vi è un istrumento della comunità di Bosco in data del 31 Maggio 1616 col quale si delegano i giureconsulti Giuliano Lago e Marco Retorti a ritirare dal giureconsulto Paolo Lago, esecutore testamentario del Giorgio, i mille scudi da lire 4 di Genova, lasciati dal Pagliari per fondere un Monte di Pietà in danari a Bosco. Il Giorgio possedeva una casa a Bosco ed una a Novi. Quest'ultima doveva servire per il Monte di Pietà a Novi... et Mons fiat in eius dono in Novi. Sembra che gli si desse anche il titolo di monsignore. Egli raccolse in un volume tutti atti e documenti che riguardano la fondazione del Collegio Ghislieri in Pavia. Una copia di questa importante raccolta la teneva sulla sua tavola il Bruzzone allorchè compilava questa Biografie dei Pagliari. È annoverato fra i commentatori più stimati di Cornelio Tacito. Venne citato dal filosofo, Giuseppe Ferrari, nelle sue elezioni, date con grande plauso, nella grande aula della università di Torino nella primavera del 1862 le quali lezioni vennero poi raccolte in un volume. Una copia dei suoi commenti trovasi nella Biblioteca di Parigi. Anche la Biblioteca dell'Università torinese ne possiede un esemplare, la stampa del quale porta la data del 1600.

Antonio Paliari

Viveva circa l'anno 1570 al 1580 o giù per lì, era uomo erudito e filosofo di valia secondo la scuola di cui seguiva i principi. In quel epoca, come forse sempre, vi furono i seguaci di varie scuole filosofiche i quali si scostavano e si scostono dai principii su cui si basa la filosofia Cristiana ed i seguaci di una tal scuola venivano additati come Miscredenti. Era in allora in vigore un tribunale che chiamavasi, della S. Inquisizione il quale giudicava i reati di tale genere. Antonio siccome professava quei principii che in parte sono contrari alla Cattolica Chiesa perciò dak S. Ufficio venne deferito quale eresiarca e perciò venne condannato al rogo ed egli sopportò gli atroci dolori e spasimi con grande coraggio. Mentre scrivo questo accenno, mi vien riferito che sul basamento della statua innalzata a Roma, pochi anni or sono, a Giordano Bruno, in uno dei Bassi rilievi che lo adornano, vi è effiggiato il Paleari Antonio nell'atto che la sentenza veniva eseguita.

Famiglia Bianchi

Dai Biografi che si occuparono della famiglie e personaggi illustri dei nostri paesi rileviamo che oruna dell'edificazione di Alessandria i Bianchi dimoravano nell'antico castello di Rovereto, dove rimasero poi mentre la nuova città sorgeva. In questo quartiere alazavasi una torre da loro eretta e che portava il loro nome; ed un'altra ne fabbricarono fuori dalla città, verso la villa del Foro. Avevano pure i Bianchi in Rovereto una piazza, dove i membri della famiglia raccoglievansi per trattare delle cose loro, e per diporto. Infine eglino concorsero efficacemente alla fabbrica della chiesa di S. Maria di Castello e delle cappelle che in essa sorgevano. La famiglia Bianchi su dai Guelfi del comune ed ebbe per lunghissimo tempo le più alte cariche di questa fazione, di cui essa conservava presso di sè lo stendardo. Queso illustre prosagia a poco a poco si ramificò parte a Solero e parte a Basaluzzo ed in altri circonvicini paesi e ciò avvenne nell'epoca che sorgevano le lotte dei Guelfi e dei Ghibellini, cio è dopo il 1200.

Bianchi Biagio

Di loro si annovera un Capitano distinto che fu Bianchi Biagio che sagnalossi nel 1640 sotto le mura di Torino, quando il marchese Lagaes correva al soccorso di quella Città. Ma la sua gloria maggiore la riportò all'essedio d'Ivrea dell'anno seguente; dove spedito circa quaranta uomini all'assalto del nemico, vi si portava con tanto valore, che ricacciavane i francesi, dando tempo ad una schiera di borognoni, che spianò le opere d'apparecchio.

Bianchi Giacomo

Pur di detta stirpe è Bianchi Giacomo frate dei minori osservanti il quale fu carissimo e intimo di Roberto re di Napoli e di Sicilia. Lasciò parecchie opere fra cui alcuni commentarii sul Vangelo e un opuscolo, libro del Cielo e del mondo di Aristotile.

Bianchi Ortensio

Di questa discendenza è Bianchi Ortensio giureconsulto distinto, fu nel 1594 podestà d'Asti, poi oratore residente a Milano e in fine questore del Magistrato ordinario. Morì nel 1623 addì 20 Dicembre.

Bianchi Giuseppe

Bianchi Don Giuseppe, pure è di Basaluzzo. Nacque nella casa propria che è sita in contrada dei Bianchi al N. 5 ora passata ad altri proprietari. Si addottorinò nella scienze matematiche di cui fu professore nella regia università di Torino ed in quella città morì. Questo sacerdote amava la sua terra natia, la sua Parrocchia ed i suoi poverelli non che l'istruzione dei suoi compatrioti. Di ciò troviamo splendida prova nelle disposizioni di sua ultima volontà contenute in testamento segreto colla data del 12 Settembre 1842. Quale poi venne aperto, con le formalità legali, con atto delli 23 Maggio 1845 a rogito del notaio Ghilia Giuseppe Maria . Erede delle sue sostanze chiama la Cassa di S. Paolo con l'onmere però di pagare un'annua corresponsione di lire cinquecento in sussidio a favore del giovane Basaluzzese che intraprendesse gli studi classici. Fu pur beneficio verso la Chiesa parrocchiale di Basaluzzo la quale mercè la sua generosità d'animo venne arredata e continua ad esser favorita per l'incremento del divin culto. Dispose poi che quando avvenissero anni di carestia venissero soccorsi i più bisognosi del suo paese. Nella principale sacrestia di questa parrocchia vi si conserva il ritratto ad olio di questo benemerito patriota. Annualmente da questo Parroco e clero le viene celebrato un solenne Ufficio e messa a pro dell'anima sua come si evince dai libri dei legati di questa Parrocchia . Rimarrà degna di meritata gratitudine la felice memoria di si illustre Basaluzzese.

Alessandro Bianchi

Il Barone Alessandro Bianchi ebbe a padre il Barone Prospero ed a madre Donna Nina Carnevale della famiglia patrizia di Tortona. Attese agli studi legali all'università di Torino ove ne conseguì la Laurea in legge. Dedicossi pur anche allo studio delle scienze fisiche delle quali divenne un distinto cultore. Ne minor passione egli sentiva per gli studi di econmia politica e mercè questo corredo di scientifici studi di cui andava adorno, entrò in ben meritata fama presso gli eruditi. Volgevano i tempi di entusiasmo, quell'epoca in cui il Piemonte respirava le aure di libertà, e nella bell'anima di Alessandro, educato ad alto sentire, si accese il grande ideale di formare la Patria Italia una grande nazione una, libera ed indipendente. Egli ebbe ad amici il Cavour, il Ratazzi, il Melano, e tanti altri patrioti i quali lo apprezzavano per la sua onestà ed intelligenza. Alessandro Bianchi coprì e lodevolmente disimpegnò molteplici cariche pubbliche. Venne più volte eletto a Deputato nazionale si nel nostro collegio di Capriata, come in altri . Fece parte del Consiglio Provinciale, ed appartenne alla Deputazione della nostra provincia. Quando avvenne il Plebiscito nel regno di Napoli e della Sicilia per cui quei popoli proclamarono a loro re il Grande Vittorio Emanuele, egli li dal re, venne elevato al grado, con regio Decreto, di Governatore di quella ragguardevole ed importante parte d'Italia . Disimpegnò, il Basaluzzese Barone, la delicata carica con integrià giustizia e saggezza. Tanto era fervente in lui il santo amore per la comune patria che nell'accettare questo incarico rincunciava al lauto stipendio, percependo solo dalle finanze, le spese di rappresentanza. Che più? ... Fece sacrificio di buona parte delle sue avite sostanze onde coadiuvare per la causa nazionale. Esempi, in vero questi, che solo ricorda l'antica storia di Roma e di Grecia. Dopo tant'anni di vita pubblica ritirossi nella sua prediletta casa paterna in Basaluzzo. Nè qui stette inoperoso perchè si occupò degli affari del suo Comune, di cui era degnissimo sindaco. Così i suoi mumi e colla pratica arrecò vantaggi sensibili alle Comunali Finanza . Contemporaneamente sovrintendeva agli sudi del Collegio di S. Giorgio della vicina città di Novi, ed a quel Liceo più volte manifestò l'intenzione di volergli donare il suo gabinetto di Fisica nonchè la sua ricca Biblioteca di opere nazionali ed estere. Giacchè il discorso corre sulle sue buone intenzioni, dirò che nutriva pure in animo di lasciare alla sua morte l'ampio caseggiato di Basaluzzo ove abitava, al Muncipio affinchè si istituisse un asile infantile. Ma inaspettata ed improvvisa morte lo trasse alla tomba e non ebbe il tempo di tradurre in fatto le sue benefiche intenzioni che serbeva in cuore e che più volte confidava a chi lo avvicinava. Troppo presto si spense quella preziosa esistenza quell'onesto personaggio che venne rapito e pianto dall'Italia, da Basaluzzo e dai suoi numerosi amici e beneficiati. Nel mattino del nove Aprile del 1872, egli era uscito a passeggio tenendo la strada che conduce a Francavilla. Giunto al punto del Riusso venne colto da improvviso e violento malore Cardiaco (Dolori di cuore) e sulla destra sponda di detto torrentello presso una pianta, il Barone Alessandro Bianchi rese l'anima a Dio. Aveva appena l'età di anni [...] Gli vennero resi solenni, funebri onoranze alle quali intervenne l'intiero paese di Basaluzzo e parte di Fresonara, il corpo insegnante ed i studenti del Liceo di Novi Ligure con rappresentanze del Consiglio Provinciale e distinti personaggi ed amici di varie Città. Compiuti i riti ecclesiastici tutto il mesto corteo si avviò nella Chiesa campestre di S. Maria ovel'avv. Pietro Poggio recitò un [...] discorso col quale fece risaltare le virtù ed i pregi del nobile estinto, ed ivi fu poi deposto nel sepolcreto gentilizio della famiglia del Barone Bianchi. Sono ben spiacente, oggi, in cui scrivo questa veritiera biografica pagina, la quale non solo ricorda un caro estinto mio collega nel provinciale consiglio ma anche una illustrazione spiccata, di questo secolo, per Basaluzzo, di non rinvenire una epigrafe un solo sasso che ricordi tanta grandezza patriottica... oh umana gratitudine dove ti annidi?


Gemme Felice

Dovendo dare un cenno biografico del Sacerdote Don Felice Gemme, reputo che la miglior cosa sia di tradurre nell'idioma italiano quanto è contenuto nella marmorea lapide scritta in latino, la quale trovasi immurata sulla parete a cornu epistolae dell'altare della Madonna del Rosario eretto in questa chiesa Parrocchiale. Gemme Felice Sacerdote piissimo si addimostrò in ogni cosa esempio di buone opere, in dottrina, in integrità, in graivtà, vice curato e maestro di scuola (di lingua italiana e latina) per più di trant'anni erudì molti a giustizia. Risplenda come stella nella perpetua eternità. Morì sessagenario il giorno otto giugno l'anno 1872. Le sue mortali spoglie riposano nel santo dormitorio (di Basaluzzo nel quale paese pure nacque). Qui il nipote (Don Lorenzo Gemme) a titolo di pietà questa memoria pose. Il padre di Don Felice chiamavasi Francesco e la di lui madre apparteneva alla distinta famiglia dei Canevari di Basaluzzo per nome Ottavia. Fra i tanti suoi allievi che poi si distinsero noto Carnovale Domenico di Fresonara il quale divenne poi vescovo di Massimopoli nella Cina.

Marina Zuccotti ved. Gemme

Zuccotti Marina ved. Gemme è pure nell'eletto novero di quelle pie persone che lasciarono imperitura memoria di sè, e che si resero benemerite dei poverelli di questo Comune. La signora Marina, basaluzzese di nascita, si impalmò col sig. Gemme Giuseppe farmacista, da questo maritaggio nacque un unico figlio il quale divenne, brillantemente conseguì la laurea in Legge, dopo pochi anni venne rapito da immatura morte, ai suoi cari. Sventura pur volle che altra grave disgrazia venisse a trafiggere il cuore di Marina. Il di lei marito per tragica morte arrecatagli da un colpo di fucile maneggiato da ignota mano le veniva pur rapito. La pia vedova dopo tanti strazi domestici volse tutti i suoi pensieri a beneficiare i poverelli e per essi provvide non solo mentre viveva ma anche per dopo la sua morte, come ora vedremo. Accorgendosi essa che si appressava il punto in cui per esterno consiglio mutar dobbiamo questa mortale vita, per scambiaarla in quella immortale, pensò di disporre desse sue sostanze. Coll'opera del Not. Pio Zuccotti nel 1849 fece redigere le sue disposizioni testamentarie, fra le quali vi è contenuta quella che fa dono del capitale di lire seimila alla Congregazione di Carità di Basaluzzo. Nominò quali esecutori testamentari il sig. Avv. Pietro Angelo Bocca ed il Rev. Don Giuseppe Campi attuale prevosto di Francavilla Bisio. La pia Donna, rassegnata chiuse gli occhi alla luce del sole il 14 febbraio 1879. Il suo cadavere giace nel cimitero di Basaluzzo. Sopra il suo tumulo è posta una marmorea e veritiera epigrafe che la commemora. Essa fu detta delle forbita penna di Don Giuseppe campi sopra nominato. I sinceri sentimenti di riconoscenza del Municipio di Basaluzzo con le benedizioni de poverelli saliranno grai al cielo a prò di quella bell'anima benefattrice. Mi auguro, e faccio voti, che altre generose persone prenderanno ad imitare la Marina Zuccotti ved. Gemme e ciò facendo la Congregazione di Carità potrà aprire un Asilo Infantile, del quale, questo Comune sente tanto il bisogno.

Ferreri medico Pio

Il medico Pio Ferreri nacque a Basaluzzo, percorre i suoi studi universitari in Torino donde ne uscì il 22 Maggio 1829. Fu medico primario dell'ospedale civile di S. Giacomo in Novi Ligure. Con regio decreto venne pur nominato medico delle carceri. Con altro R. Decreto firm. Carlo Alberto venne nominato medico onorario di 1a Classe nel corpo sanitario militare. Dal 1835 al 1862 prestò sempre la sua opera gratuitamente ai presidi militari di Novi, ed ai feriti che venivano trasportati anche a Novi durante le guerre dell'indipendenza d'Italia, come ciò risulta da numerose attestazioni dei vari comandanti - i presidi stessi e dal Intendente Generale di Guerra. Il 13 genn. 1860 venne decorato della medaglia di 1a classe da sua M. l'Imperatore dei Francesi per le cure (parole del decreto) intelligenti, disinteressate, ed assidue prestate ai feriti Francesi nel 1859. Nel 1869 morì in Novi ed il suo cadavere venne poi tumulato a Basaluzzo.

Due parole - Dichiarazione finale

Ecco, o Basaluzzesi, che siamo giunti alla fine della nostra qualsiasi narrazione, ma prima che il cortese lettore si accomiati dal mio libriccino, sento il bisogno di fare una finale dichiarazione ed è, che non ho creduto con questo disardorno lavoruccio di aver fatta una completa storia di Basaluzzo, ma solo di averne tracciata una guida e di aver raccolto molti fatti, documenti, e date per cui spero di aver con ciò contribuito a facilitare ad appianare la via per una più ampia e dettagliata storia di questo Borgo, se a qualcuno di esso, pigliasse talento di meglio illustrare il suo luogo natio. Soggiungerò altresì che per quanta buona intenzione, zelo, e pazienza abbia adoperato in questo opuscolo, non mi nasce in cuore la fede, la certezza, che esso sia riuscito in ogni sua parte compiuto; perciò prima di stringervi la mano, o cortesi lettori ed a voi garbate lettrici vi dico

VALGAMI IL BUON VOLER S'ALTRO NON VALE

 


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Piccolo dizionario basaluzzese-italiano.

La vita e le poesie di Adolfo Bottazzi.
   
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