Cenni biografici degli uomini che
illustrarono e si resero benemeriti di Basaluzzo
Cenni biografici del basaluzzese Orazio Zuccotti e famiglia
Ora passiamo alla parte Biografica per celebrare le virtù
di quegli uomini che si resero benemeriti di Basaluzzo. Fra i primi
di questi merita di essere commemorato dalla storia l'Illustre sig.
Orazio Zuccotti. Queso Basaluzzese appartiene ad un ramo della distinta
famiglia di simle cognome, la quale nel 1300 dal Villaggio di Montanari
della Provincia di Torino, venne ad abiare a Boscomarengo e di qui,
poi, verso il 1500 si diramò formando un altro stipite a
Basaluzzo. Per procedere con un po' d'ordine riferirò quanto
si accenna nelle sue Biografie lo storico boschese Bruzzone. Un
Giacomo Zuccotti di Montanari, si crede il primo che si stabilisse
a Bosco, si vede ascritto al nobile e antico collegio dei notari
di Alessandria nel 1398. Lancillotto nel 1491, consigliere muncipale,
di Bosco con Stefano Grindelli, sindaco e procuratore di quel Comune,
ottenne dal Marchese Bonifacio di Monferrato le patenti di concessione
della derivazione di un canale dalla Orba per irrigare l'agro Boschese.
Gian Agostino fu notaio e pur uomo d'armi al servizio del re di
Spagna che viveva sul 1592. Fuvvi alresì un Gaspare sacerdote,
arciprete della chiesa collegiata di Bosco, vicario il quale fondò
due chiese, S. Defendente l'una, e S. Maria di Loreto, entrambi
campestri, pure fondò entro l'abitato di Bosco l'oratorio
di S. Bovo, ed eresse l'opera del Corpus Domini etc. etc. Da ciò
il lettore si formerà un giusto concetto degli ascendenti,
del nostro Zuccotti Orazio. Questi nacque in Basaluzzo nella propria
casa sita nella contrada omonima che è numerizzata sotto
il N.° civico [...] suo padre fu Pietro Francesco* . Amò
quest'uomo la sua patria e l'istituzione della gioventù che
sempre serbò un vero culto nella religione degli avi suoi.
Ne troviamo una splendida prova del nosto asserto nel suo pubblico
testamento delle trentun ottobre Milleseicento sedici rogato dal
not. Rolando Ricci, nel quale dopo di aver istituito erede universale
il di lui figlio Gerolamo ed i costui discendenti maschi in infinito
(secondo l'uso di quei tempi) ordinò, chei n mancanza dei
medesimi, colla realizzazione dei mobili e coi frutti della sua
eredità si dovesse erigere e costruire una Chiesa dedicata
a Maria Vergine di giuspatronato attivo e passivo fino al secondo
grado, e che quind iquesto patronato passasse nella famiglia dei
Cappelloni, e mancando essa, in quella dei Zuccotti e de Campi.
Aggiunse ancora che un tale beneficio dovesse godersi da due preti
delle famiglie sovraccennate i quali sarebbero tenuti a celebrare
nella Chiesa erigenda, quattro messe abdomadarie per ciascuno e
di tenere scuola, e d insegnare la grammatica e la logica a tutti
gli scolari del luogo di Basaluzzo, senza mercede e per solo amor
di Dio cioè Gratis. Le vicende poi alle quali andò
incontro man mano subendo questo filantropico ed evangelico lascito
già ben l'avrà appreso il cortese lettore dalla lettura
del capo quindo di questa prima parte della nostra storica narrazione.
Questo fatto rivela quanta bondtà d'animo si annidasse in
quella insigne persona e quanta generosità di cuore serbava
l'Orazio per la gioventù del suo paese natìo, non
che quanto sincero culto nutrisse per la religione che ci venne
tramandata dai nostri avi, qual prezioso retaggio. Perciò
concludo col dire che l'Orazio Zuccotti ben meritò della
sua patria e voi o Basaluzzesi serbatene riconoscente ed imperitura
memoria.
Famiglia Lanzavecchia
La famiglia dei Lanzavecchia è una fra le antiche di Basaluzzo.
Possedeva la casa in via Umberto I segnata col civico N.° 20;
sulla sua porta d'ingresso si era infissa nel muro il suo stemma
araldico fatto in marmo a basso rilievo, che mi ricordo fatto in
marmo a basso rilievo, che mi ricordo di averlo visto ancora in
tempi non lontani. Ora quel blasone è conservato dalla signora
Cristina Mazza natta Lanzavecchia avando essa fatto acquisto. Vien
questa famiglia celebrata dall'annalista Gerolamo Ghilini; non che
dai suoi predecessori di storia. Fu delle prime famiglie che si
ramificò in Predosa, ed in Alessandria appena fondata. Molti
di essa furono annoverati fra gli uomini insigni per l'armi e se
ne annovera nella terza e quarta crociata iniziata dal Pontefice
Clemente III successore di Papa Gregorio VIII nel 1258 . Il ramo
dei Lanzavecchia di Basaluzzo ora più non esiste ma è
ancora nominato nel catalogo dei Legati che si conserva nell'archivio
parrocchiale di Basaluzzo. Nel cimitero di Predosa, nel suo centro
si erge la tomba sepolcrale di questa distinta famiglia. Lo storico
Alessandrino Carlo A. Valle ci dice che questa famiglia era ricca
e potente; e che fin dai primi anni che si trasferì in Alessandria
acquistò un imperio grandissimo sul popolo Alessandrino.
Coi Ghilini coi Guaschi, coi Trotti e cogli altri nobili compatrioti,
prese parte alla crociata: e fu tra le ghibelline del comune. I
Lanzavecchia coi Merlani e cogli Inviziati, capitanarono il aprtito
in tutte le discordie civili; e fra loro e i Guaschi specialmente
furono sempre rivalità grandi, da cui ne vennero scandali
e rovine. Per sostenersi contro i rivali il più delle volte
trionfanti Lanzavecchia dovettero spesso ricorrere all'intervento
straniero, in particolar modo dei Marchesi del Monferrato. Conchiusero
frequentemente paci, che quasi sempre si ruppero: e non cessarono
i loro dissidi se non quando le fazioni maledette dei Guelfi e dei
Ghibellini si spensero. Cooperarono efficacemente a dal la patria
(Alessandria) in mano a Re Roberto nel Mille trecento dieci: e molti
di loro vennero uccisi, nella sconfitta data dagli Alessandrini
a Raimondo Cadorna tre anni dopo. Vissero molti anni in esilio;
per cui diedero origine a nuove famiglie in altre provincie italiane,
segnatamente nel Monferrato. Infine presero efficace e gloriosa
parte alla vittoria del paese di Bosco nel mille quattrocento quaranta
sette contro le armi di Francia: nel quale scontro molti dei loro,
combattendo da eroi, rimasero sul campo.
Famiglia Pagliari detta anche Paleari
Questa famiglia celebrata dall'A. Valle, richiamata Paleari e dal
Bruzzone vien detta Paliari, ma è la stessa. I Paleari o
Paliari sono dei più antichi e stimati della terra di Boscomarengo
di cui sono originari. Parecchi di esso sino al 1396 erano aggregati
al Collegio dei notai di Alessandria. Altri erano dedicati al mestiere
delle armi. Un ramo di essi si stabilì a Basaluzzo ove possedeva
casa e fondi oggidì ancora possiede quella amena ed elegante
villa che si erge sull'altipiano dirimpetto alla stazione della
tramvia Novi-Ovada e la Ferrovia Basaluzzo-Frugarolo. Un altro ramo
pure si stabilì a Predosa. Di essi Giacomo Maria, che ebbe
a moglie Floridina di Bartolomeo Manlio, ebbe parecchi figli; Angelo
Michele, che andò a stabilirsi a Roma Giorgio, e Marco che
fu capitano di fanteria. Riporta il Bruzzone nella cronaca della
M.S. del Gatti, che Giorgio Pagliari, dottore, pronotario apostolico
fu cameriere di papa Innocenzo IX e finalmente prefetto del Collegio
Ghislieri di Pavia. Donò alla Chiesa parrocchiale di Bosco
il battisterio di marmo mischio ed un calice lavorato alla sacrestia.
Istituì il monte di pietà in danari a Bosco ed a Novi.
Nella colleggiata di Novi fondò un canonicato come pure una
cappellania nella chiesa parrocchiale di S. Andra, regalando a quest'ultima
un calice simile a quello già dato alla Chiesa di Bosco.
Compose alcune opere tra cui le Osservazioni sopra gli annali di
Corneglio Tacito. Da altri documenti ricavai pure che il Giorgio
Paliari o Paleari fu agente particolare per diciotto anni del cardinale
Alessandrino Michele Bonelli, pro nipote di Pio V. A nome del cardinale
fu delegato a prendere possesso del feudo di Bosco. L'anno in cui
nacque Giorgio Pagliari non è ben chiaro. È chiaro
però che finì o sipo giorni nell'aprile o nel maggio
del 1613. Vi è solo un testamento di lui che ha la data del
23 Aprile 1613. Segue poi a narrare il Bruzzone che vi è
un istrumento della comunità di Bosco in data del 31 Maggio
1616 col quale si delegano i giureconsulti Giuliano Lago e Marco
Retorti a ritirare dal giureconsulto Paolo Lago, esecutore testamentario
del Giorgio, i mille scudi da lire 4 di Genova, lasciati dal Pagliari
per fondere un Monte di Pietà in danari a Bosco. Il Giorgio
possedeva una casa a Bosco ed una a Novi. Quest'ultima doveva servire
per il Monte di Pietà a Novi... et Mons fiat in eius dono
in Novi. Sembra che gli si desse anche il titolo di monsignore.
Egli raccolse in un volume tutti atti e documenti che riguardano
la fondazione del Collegio Ghislieri in Pavia. Una copia di questa
importante raccolta la teneva sulla sua tavola il Bruzzone allorchè
compilava questa Biografie dei Pagliari. È annoverato fra
i commentatori più stimati di Cornelio Tacito. Venne citato
dal filosofo, Giuseppe Ferrari, nelle sue elezioni, date con grande
plauso, nella grande aula della università di Torino nella
primavera del 1862 le quali lezioni vennero poi raccolte in un volume.
Una copia dei suoi commenti trovasi nella Biblioteca di Parigi.
Anche la Biblioteca dell'Università torinese ne possiede
un esemplare, la stampa del quale porta la data del 1600.
Antonio Paliari
Viveva circa l'anno 1570 al 1580 o giù per lì, era
uomo erudito e filosofo di valia secondo la scuola di cui seguiva
i principi. In quel epoca, come forse sempre, vi furono i seguaci
di varie scuole filosofiche i quali si scostavano e si scostono
dai principii su cui si basa la filosofia Cristiana ed i seguaci
di una tal scuola venivano additati come Miscredenti. Era in allora
in vigore un tribunale che chiamavasi, della S. Inquisizione il
quale giudicava i reati di tale genere. Antonio siccome professava
quei principii che in parte sono contrari alla Cattolica Chiesa
perciò dak S. Ufficio venne deferito quale eresiarca e perciò
venne condannato al rogo ed egli sopportò gli atroci dolori
e spasimi con grande coraggio. Mentre scrivo questo accenno, mi
vien riferito che sul basamento della statua innalzata a Roma, pochi
anni or sono, a Giordano Bruno, in uno dei Bassi rilievi che lo
adornano, vi è effiggiato il Paleari Antonio nell'atto che
la sentenza veniva eseguita.
Famiglia Bianchi
Dai Biografi che si occuparono della famiglie e personaggi illustri
dei nostri paesi rileviamo che oruna dell'edificazione di Alessandria
i Bianchi dimoravano nell'antico castello di Rovereto, dove rimasero
poi mentre la nuova città sorgeva. In questo quartiere alazavasi
una torre da loro eretta e che portava il loro nome; ed un'altra
ne fabbricarono fuori dalla città, verso la villa del Foro.
Avevano pure i Bianchi in Rovereto una piazza, dove i membri della
famiglia raccoglievansi per trattare delle cose loro, e per diporto.
Infine eglino concorsero efficacemente alla fabbrica della chiesa
di S. Maria di Castello e delle cappelle che in essa sorgevano.
La famiglia Bianchi su dai Guelfi del comune ed ebbe per lunghissimo
tempo le più alte cariche di questa fazione, di cui essa
conservava presso di sè lo stendardo. Queso illustre prosagia
a poco a poco si ramificò parte a Solero e parte a Basaluzzo
ed in altri circonvicini paesi e ciò avvenne nell'epoca che
sorgevano le lotte dei Guelfi e dei Ghibellini, cio è dopo
il 1200.
Bianchi Biagio
Di loro si annovera un Capitano distinto che fu Bianchi Biagio
che sagnalossi nel 1640 sotto le mura di Torino, quando il marchese
Lagaes correva al soccorso di quella Città. Ma la sua gloria
maggiore la riportò all'essedio d'Ivrea dell'anno seguente;
dove spedito circa quaranta uomini all'assalto del nemico, vi si
portava con tanto valore, che ricacciavane i francesi, dando tempo
ad una schiera di borognoni, che spianò le opere d'apparecchio.
Bianchi Giacomo
Pur di detta stirpe è Bianchi Giacomo frate dei minori osservanti
il quale fu carissimo e intimo di Roberto re di Napoli e di Sicilia.
Lasciò parecchie opere fra cui alcuni commentarii sul Vangelo
e un opuscolo, libro del Cielo e del mondo di Aristotile.
Bianchi Ortensio
Di questa discendenza è Bianchi Ortensio giureconsulto distinto,
fu nel 1594 podestà d'Asti, poi oratore residente a Milano
e in fine questore del Magistrato ordinario. Morì nel 1623
addì 20 Dicembre.
Bianchi Giuseppe
Bianchi Don Giuseppe, pure è di Basaluzzo. Nacque nella
casa propria che è sita in contrada dei Bianchi al N. 5 ora
passata ad altri proprietari. Si addottorinò nella scienze
matematiche di cui fu professore nella regia università di
Torino ed in quella città morì. Questo sacerdote amava
la sua terra natia, la sua Parrocchia ed i suoi poverelli non che
l'istruzione dei suoi compatrioti. Di ciò troviamo splendida
prova nelle disposizioni di sua ultima volontà contenute
in testamento segreto colla data del 12 Settembre 1842. Quale poi
venne aperto, con le formalità legali, con atto delli 23
Maggio 1845 a rogito del notaio Ghilia Giuseppe Maria . Erede delle
sue sostanze chiama la Cassa di S. Paolo con l'onmere però
di pagare un'annua corresponsione di lire cinquecento in sussidio
a favore del giovane Basaluzzese che intraprendesse gli studi classici.
Fu pur beneficio verso la Chiesa parrocchiale di Basaluzzo la quale
mercè la sua generosità d'animo venne arredata e continua
ad esser favorita per l'incremento del divin culto. Dispose poi
che quando avvenissero anni di carestia venissero soccorsi i più
bisognosi del suo paese. Nella principale sacrestia di questa parrocchia
vi si conserva il ritratto ad olio di questo benemerito patriota.
Annualmente da questo Parroco e clero le viene celebrato un solenne
Ufficio e messa a pro dell'anima sua come si evince dai libri dei
legati di questa Parrocchia . Rimarrà degna di meritata gratitudine
la felice memoria di si illustre Basaluzzese.
Alessandro Bianchi
Il Barone Alessandro Bianchi ebbe a padre il Barone Prospero ed
a madre Donna Nina Carnevale della famiglia patrizia di Tortona.
Attese agli studi legali all'università di Torino ove ne
conseguì la Laurea in legge. Dedicossi pur anche allo studio
delle scienze fisiche delle quali divenne un distinto cultore. Ne
minor passione egli sentiva per gli studi di econmia politica e
mercè questo corredo di scientifici studi di cui andava adorno,
entrò in ben meritata fama presso gli eruditi. Volgevano
i tempi di entusiasmo, quell'epoca in cui il Piemonte respirava
le aure di libertà, e nella bell'anima di Alessandro, educato
ad alto sentire, si accese il grande ideale di formare la Patria
Italia una grande nazione una, libera ed indipendente. Egli ebbe
ad amici il Cavour, il Ratazzi, il Melano, e tanti altri patrioti
i quali lo apprezzavano per la sua onestà ed intelligenza.
Alessandro Bianchi coprì e lodevolmente disimpegnò
molteplici cariche pubbliche. Venne più volte eletto a Deputato
nazionale si nel nostro collegio di Capriata, come in altri . Fece
parte del Consiglio Provinciale, ed appartenne alla Deputazione
della nostra provincia. Quando avvenne il Plebiscito nel regno di
Napoli e della Sicilia per cui quei popoli proclamarono a loro re
il Grande Vittorio Emanuele, egli li dal re, venne elevato al grado,
con regio Decreto, di Governatore di quella ragguardevole ed importante
parte d'Italia . Disimpegnò, il Basaluzzese Barone, la delicata
carica con integrià giustizia e saggezza. Tanto era fervente
in lui il santo amore per la comune patria che nell'accettare questo
incarico rincunciava al lauto stipendio, percependo solo dalle finanze,
le spese di rappresentanza. Che più? ... Fece sacrificio
di buona parte delle sue avite sostanze onde coadiuvare per la causa
nazionale. Esempi, in vero questi, che solo ricorda l'antica storia
di Roma e di Grecia. Dopo tant'anni di vita pubblica ritirossi nella
sua prediletta casa paterna in Basaluzzo. Nè qui stette inoperoso
perchè si occupò degli affari del suo Comune, di cui
era degnissimo sindaco. Così i suoi mumi e colla pratica
arrecò vantaggi sensibili alle Comunali Finanza . Contemporaneamente
sovrintendeva agli sudi del Collegio di S. Giorgio della vicina
città di Novi, ed a quel Liceo più volte manifestò
l'intenzione di volergli donare il suo gabinetto di Fisica nonchè
la sua ricca Biblioteca di opere nazionali ed estere. Giacchè
il discorso corre sulle sue buone intenzioni, dirò che nutriva
pure in animo di lasciare alla sua morte l'ampio caseggiato di Basaluzzo
ove abitava, al Muncipio affinchè si istituisse un asile
infantile. Ma inaspettata ed improvvisa morte lo trasse alla tomba
e non ebbe il tempo di tradurre in fatto le sue benefiche intenzioni
che serbeva in cuore e che più volte confidava a chi lo avvicinava.
Troppo presto si spense quella preziosa esistenza quell'onesto personaggio
che venne rapito e pianto dall'Italia, da Basaluzzo e dai suoi numerosi
amici e beneficiati. Nel mattino del nove Aprile del 1872, egli
era uscito a passeggio tenendo la strada che conduce a Francavilla.
Giunto al punto del Riusso venne colto da improvviso e violento
malore Cardiaco (Dolori di cuore) e sulla destra sponda di detto
torrentello presso una pianta, il Barone Alessandro Bianchi rese
l'anima a Dio. Aveva appena l'età di anni [...] Gli vennero
resi solenni, funebri onoranze alle quali intervenne l'intiero paese
di Basaluzzo e parte di Fresonara, il corpo insegnante ed i studenti
del Liceo di Novi Ligure con rappresentanze del Consiglio Provinciale
e distinti personaggi ed amici di varie Città. Compiuti i
riti ecclesiastici tutto il mesto corteo si avviò nella Chiesa
campestre di S. Maria ovel'avv. Pietro Poggio recitò un [...]
discorso col quale fece risaltare le virtù ed i pregi del
nobile estinto, ed ivi fu poi deposto nel sepolcreto gentilizio
della famiglia del Barone Bianchi. Sono ben spiacente, oggi, in
cui scrivo questa veritiera biografica pagina, la quale non solo
ricorda un caro estinto mio collega nel provinciale consiglio ma
anche una illustrazione spiccata, di questo secolo, per Basaluzzo,
di non rinvenire una epigrafe un solo sasso che ricordi tanta grandezza
patriottica... oh umana gratitudine dove ti annidi?
Gemme Felice
Dovendo dare un cenno biografico del Sacerdote Don Felice Gemme,
reputo che la miglior cosa sia di tradurre nell'idioma italiano
quanto è contenuto nella marmorea lapide scritta in latino,
la quale trovasi immurata sulla parete a cornu epistolae dell'altare
della Madonna del Rosario eretto in questa chiesa Parrocchiale.
Gemme Felice Sacerdote piissimo si addimostrò in ogni cosa
esempio di buone opere, in dottrina, in integrità, in graivtà,
vice curato e maestro di scuola (di lingua italiana e latina) per
più di trant'anni erudì molti a giustizia. Risplenda
come stella nella perpetua eternità. Morì sessagenario
il giorno otto giugno l'anno 1872. Le sue mortali spoglie riposano
nel santo dormitorio (di Basaluzzo nel quale paese pure nacque).
Qui il nipote (Don Lorenzo Gemme) a titolo di pietà questa
memoria pose. Il padre di Don Felice chiamavasi Francesco e la di
lui madre apparteneva alla distinta famiglia dei Canevari di Basaluzzo
per nome Ottavia. Fra i tanti suoi allievi che poi si distinsero
noto Carnovale Domenico di Fresonara il quale divenne poi vescovo
di Massimopoli nella Cina.
Marina Zuccotti ved. Gemme
Zuccotti Marina ved. Gemme è pure nell'eletto novero di
quelle pie persone che lasciarono imperitura memoria di sè,
e che si resero benemerite dei poverelli di questo Comune. La signora
Marina, basaluzzese di nascita, si impalmò col sig. Gemme
Giuseppe farmacista, da questo maritaggio nacque un unico figlio
il quale divenne, brillantemente conseguì la laurea in Legge,
dopo pochi anni venne rapito da immatura morte, ai suoi cari. Sventura
pur volle che altra grave disgrazia venisse a trafiggere il cuore
di Marina. Il di lei marito per tragica morte arrecatagli da un
colpo di fucile maneggiato da ignota mano le veniva pur rapito.
La pia vedova dopo tanti strazi domestici volse tutti i suoi pensieri
a beneficiare i poverelli e per essi provvide non solo mentre viveva
ma anche per dopo la sua morte, come ora vedremo. Accorgendosi essa
che si appressava il punto in cui per esterno consiglio mutar dobbiamo
questa mortale vita, per scambiaarla in quella immortale, pensò
di disporre desse sue sostanze. Coll'opera del Not. Pio Zuccotti
nel 1849 fece redigere le sue disposizioni testamentarie, fra le
quali vi è contenuta quella che fa dono del capitale di lire
seimila alla Congregazione di Carità di Basaluzzo. Nominò
quali esecutori testamentari il sig. Avv. Pietro Angelo Bocca ed
il Rev. Don Giuseppe Campi attuale prevosto di Francavilla Bisio.
La pia Donna, rassegnata chiuse gli occhi alla luce del sole il
14 febbraio 1879. Il suo cadavere giace nel cimitero di Basaluzzo.
Sopra il suo tumulo è posta una marmorea e veritiera epigrafe
che la commemora. Essa fu detta delle forbita penna di Don Giuseppe
campi sopra nominato. I sinceri sentimenti di riconoscenza del Municipio
di Basaluzzo con le benedizioni de poverelli saliranno grai al cielo
a prò di quella bell'anima benefattrice. Mi auguro, e faccio
voti, che altre generose persone prenderanno ad imitare la Marina
Zuccotti ved. Gemme e ciò facendo la Congregazione di Carità
potrà aprire un Asilo Infantile, del quale, questo Comune
sente tanto il bisogno.
Ferreri medico Pio
Il medico Pio Ferreri nacque a Basaluzzo, percorre i suoi studi
universitari in Torino donde ne uscì il 22 Maggio 1829. Fu
medico primario dell'ospedale civile di S. Giacomo in Novi Ligure.
Con regio decreto venne pur nominato medico delle carceri. Con altro
R. Decreto firm. Carlo Alberto venne nominato medico onorario di
1a Classe nel corpo sanitario militare. Dal 1835 al 1862 prestò
sempre la sua opera gratuitamente ai presidi militari di Novi, ed
ai feriti che venivano trasportati anche a Novi durante le guerre
dell'indipendenza d'Italia, come ciò risulta da numerose
attestazioni dei vari comandanti - i presidi stessi e dal Intendente
Generale di Guerra. Il 13 genn. 1860 venne decorato della medaglia
di 1a classe da sua M. l'Imperatore dei Francesi per le cure (parole
del decreto) intelligenti, disinteressate, ed assidue prestate ai
feriti Francesi nel 1859. Nel 1869 morì in Novi ed il suo
cadavere venne poi tumulato a Basaluzzo.
Due parole - Dichiarazione finale
Ecco, o Basaluzzesi, che siamo giunti alla fine della nostra qualsiasi
narrazione, ma prima che il cortese lettore si accomiati dal mio
libriccino, sento il bisogno di fare una finale dichiarazione ed
è, che non ho creduto con questo disardorno lavoruccio di
aver fatta una completa storia di Basaluzzo, ma solo di averne tracciata
una guida e di aver raccolto molti fatti, documenti, e date per
cui spero di aver con ciò contribuito a facilitare ad appianare
la via per una più ampia e dettagliata storia di questo Borgo,
se a qualcuno di esso, pigliasse talento di meglio illustrare il
suo luogo natio. Soggiungerò altresì che per quanta
buona intenzione, zelo, e pazienza abbia adoperato in questo opuscolo,
non mi nasce in cuore la fede, la certezza, che esso sia riuscito
in ogni sua parte compiuto; perciò prima di stringervi la
mano, o cortesi lettori ed a voi garbate lettrici vi dico
VALGAMI IL BUON VOLER S'ALTRO NON VALE