3.
Tempi dei barbari
Ai descritti Tempi Romani, gli avi nostri assistettero alla non
grata irruzione di popoli nomadi che discendevano dalle Alpi per
venire sulla bella e ricca nostra Patria Italia a distruggere
quanto la Romana grandezza aveva edificato.
Goti popolo di origine germanica
Primi si rovesciarono sulla nostra Penisola i Goti i quali stanziarono
ab antico nei paesi meridionali della Scandinavia ( ) col tempo
occuparono i paesi verso le sorgenti della Vistola ( ). Cresciuti
in potere, sin dal III secolo già stanziano al di là
del Pruth ( ), nel 270 per accordo coll'Imperatore Aureliano s'avanzono
sino al Danubio e nel 374 dal Baltico al Mar Nero.
Gli Unni una delle tribù scitiche
Sopravvengono di poi gli Unni, gente che ricevette una grande sconfitta
nei primi secoli dell'era volgare dai Chinesi, si inoltravano verso
il Caucaso, ed entrarono nell'Impero Romano distruggendo in gran
parte la potenza dei Goti - sottomisero gli Ostrogoti, ossia i Goti
d'Oriente mentre i Visigoti, e Goti d'Occidente entravano nelle
terre dell'Impero ( ). Dopo poi sopraggiunse Attila, chiamato il
flagello di Dio, invase e saccheggiò l'Italia, incendiò
e distrusse molte città e paesi nostri fra cui si anoverano
Voghera Iria e Libarna presso Serravalle. Per lui i nostri paesi
rimasero quasi deserti e le nostre campagne per mancanza di agricoltori
si rimboschirono. Fu poi sconfitto da Ezio generale Romano nel 452
e nel 453 allorché si solennizzava il suo matrimonio morì
( ).
Visigoti
Furono in Val d'Orba anche i Visigoti non che gli Alani popolo
scita al nord del Caucaso, quindi gli Svevi ed i Vandali, genti
germaniche che poi dalle rive del Baltico dell'Ober e della Vistola,
passarono nella Dacia, indi invasero la Spagna, e di la tragittarono
nel 428 in Africa dove si confusero cogli Alani, fondando un regno
potente che fu poi nell'anno 534 distrutto da Belisario. I Visigoti
erano comandati da Alarico I loro re, questa gente erano i Goti
dell'ovest, pur essi di razza germanica i quali cacciati dagli Unni
si stabilirono sulle vie del Danubio. Entrarono poi in Italia guidati
dal loro re passando per Savona e discesero in Val d'Orba attraversando
i nostri Paesi. Per la stranezza del nome conservato dai latini
al nostro torrente Orba ( ) denominata Urbe, come per antonomasia
dicevasi Roma, la città Regina del Mondo, avvenne questo
fatto, singolarmente avvertito dallo storico Claudiano nel suo libro
De Bello Getico il quale così si esprime LIGURIA REGIONE
SUPREMA PERVENIT AD FLUVIUM MIRI COGNOMINO URBEN; AT QUE ILLIE COMITUS
Cioè "Nella più alta regione dei Liguri, verso
Ovada, pervenni ad un torrente di nome strano di Città."
Di fatti Alarico, restò preso dall'equivoco e credendo di
inoltrarsi verso la città di Roma arrivò invece presso
di noi cioè all'Orba dove gli toccò una grande sconfitta
dal generale Stilione al servizio dell'imperatore Onorio.
Segue il regno d'Italia nelle mani straniere
I nostri disgraziati paesi continuarono sotto altri barbari a soffrire
continue molestie, e per la discordia fra regione e regione italiana
continuammo ad avere nuovi padroni stranieri. Fra questi i Carolinghi
quindi Berengario I che si creò re d'Italia nell'889 dopo
la deposizione di Carlo il Grosso, venne coronato imperatore nel
915 e venne ucciso nel 924. In questo frattempo i signori d'Italia,
stanchi di Berengario I chiesero in aiuto Rodolfo II re dell'Alta
Borgogna il quale discese in Italia per farsene padrone nel 921.
Abbatté Berengario I per cui ne rimase in possesso. Ma questo
re non seppe conservare la sua posizione e per tresche di donne
dovette abbandonare la Penisola nostra nel 928 col marchio della
vergogna senza aver neppure il tempo di condur seco le persone care
della corte e predilette della famiglia e rifugiarsi nuovamente
in Borgogna antico suo regno. Fra le persone che rimasero in Italia
vi fu la vaghissima sua figlia Adelaide la quale poi divenne padrona
di Basaluzzo con molte altre terre ottenute in dote. Giunti a questo
punto della nostra storica narrazione, crediamo di non fare cosa
discara ai Basaluzzesi di narrarne la sua vita tenendo dietro a
tutte le sue vicende prospere e fortunose, agiate e gaie, come Regine
ed Imperatrice sino a li ultimi suoi giorni.
Biografia di Adelaide
Nacque Adelaide nell'anno 931, e fu figlia di Rodolfo II re di
Borgogna, e di Berta. A sedici anni fu data in isposa a Lotario
Re d'Italia ( ) che teneva la sua corte a Pavia. Erano appena scorsi
tre anni, quando Lotario venne, nel fiore della sua gioventù,
rapito dalla morte che seguì nell'anno 950; così la
nostra Regina in età di 19 anni rimase vedova non solo, ma
fu inoltre esposta a molti disastri, e mali trattamenti, che ricevette
si da Berengario II conte di Ivrea, il quale succedette a Lotario
nel regno d'Italia, uomo ambizioso, e crudele, si da Guilla e Villa
sua moglie, che dagli storici contemporanei a lei, per la sua iniquità
è appellata donna piena di vizi. Perocché o sia che
Berengario II temesse, che Adelaide passando alle seconde nozze
con qualche principe, potesse rubargli il dominio del regno, che
aveva usurpato col sommi[ni]strato veleno a Lotario, o pure che
egli bramasse di darla in isposa al suo figlio Adalberto; la verità
si è che Berengario in prima la spogliò delle sue
gioie, delle ricche vesti e di tutto quanto aveva, e di poi la fece
chiudere in una prigione nella Rocca del Lago di Garda lasciandole
una sola compagna de suoi patimenti. Quivi l'innocente Regina fu
messa a prova a tutti le ingiurie per lo spazio di più mesi,
finchè un prete per nome Martino, sorretto dal Vescovo Manasse,
mosso a compassione del misero stato in cui trovavasi la pia donna,
studiò modo di segretamente liberarla da quell'ergastolo,
e con fare, illudendo i sorveglianti un'apertura nel muro della
prigione, ovvero come altri vogliono, per mezzo di una cava fatta
sotterra.
Adelaide è liberata dalla prigione
Fuggì Adelaide con la sua fida compagna, che chiamavasi
Ingorde nelle tenebre della notte, e si nascosero in una prossima
selva, o come osserva il suo biografo Odilone che appunto viveva
in quell'epoca - in una palude contigua al lago sopra nominato,
e le rimasero nascoste un giorno intero ( ) in pericolo di morirvi
di fame, e di freddo se non venivano soccorse da un pescatore pietoso,
il quale somministrò loro un poco di pesce da mangiare, e
raccogliendo delle legne all'interno di quel luogo, accese del fuoco
per riscaldarle. In questo frattempo il crudele Berengario, saputa
la fuga di quelle due misere che mettevano pietà al cuor
più duro, sguinzagliò cavalli e fanti per tutte le
vie, onde rintracciassero le fuggitive, ordinando loro che frugassero
in ogni luogo; case, chiese e monasteri furono perquisiti ma tutto
fu indarno ed il superbo Principe nel dolore, la mani si morse tanto
che fu colpito da rabbia. Intanto fatto consapevole della loro liberazione
Adelcido vescovo di Reggio, ricoverò Adelaide ed Ingorde,
nel Castello di Canossa, che era Feudo della sua Diocesi, dove stettero
sicure dalle molestie e dalle ricerche e dal furore di Berengario,
attesoché era quel Castello una fortezza in quei tempi insormontabile
( ). Seguì la liberazione della Regina, padrona di Basaluzzo
nell'anno 951, ed essa riebbe questo Comune nello stesso anno come
imperatrice, come fra breve vedremo. Passavano i loro giorni tranquilli
in quell'eremo le pie donne, ma tanto erano loro in pace, altrettanto
bolliva il sangue nelle vene dei consanguinei di Adelaide i quali
in cuor loro meditavano il modo onde non rimanessero insolute le
offese e sevizie fatte soffrire all'infelice Regina. Corrado Re
di Borgogna a mala pena frenava il suo sdegno per la paziente sorella
e meditava il modo di ricondurla allo splendore del trono. La nuora
di Costantino Imperatore d'Oriente, rammemorava con insinuanti parole
al cuore non insensibile dello suocero, la morte tuttora invendicata
del fratello Lotario, e da ciò ne scaturivano giusti sdegni
contro Berengario. Il Papa Agapito II con messi e scritti era tutto
fuoco per destare in Ottone I pietà verso la sventurata Adelaide
ponendogli sott'occhio le calamità, i disagi, le torture
a cui fu assoggettata affinché scendesse in Italia a ristabilire
l'ordine turbato e liberasse la regal Donna. Ottone I sollecitato
dalla vaghezza cavalleresca di soccorrere si esimia Regina, non
che dall'ambizione di ravvivare nella nostra fertile Penisola la
Germania supremazia calò in Italia senza incontrare difficoltà,
perché vennero in suoi aiuto i Signori Italiani i quali erano
stanchi di Berengario. Ottone con buon esercito debellò Berengario
e si impossessò di Pavia e Milano e fece venire a sè
Adelaide e siccome cinque, o sei anni prima era mancata di vita
la Regina Edita sua consorte, così conoscendo le singolari
doti di animo, i di corpo di Adelaide, le porse la mano di sposo
circa le feste di Natale nello anzidetto anno 951. Vennero riconfermate
alla Regina in dote tutte le cortes che già prima possedeva
e fra queste viene annoverata la Cortem Baseregutia, Frisinaria
Puzolo Pastariana ect. cum corum pertinetiis ( ).
Adelaide passa a seconde nozze. Feste e viaggi
Le seconde nozze di Ottone detto il Grande, Re d'Italia, con Adelaide
vennero solennemente celebrate a Milano con grande pompa. La pia
Regina in questa circostanza fece molti doni ai poverelli, ai monasteri
ed ai luoghi pii. Nel successivo aprile Ottone riconoscente di sì
fortunato imeneo volle condurre la nuova consorte nella ridente
campagna ove sorgevano i sontuosi regali Palazzi di Marengo. Questa
deliziosa e vasta pianura era tanto cara alle matrone e dame di
Germania per le memorie delle splendidezze e dei divertimenti ivi
goduti ai tempi della Pia Teodolinda e della sventurata Gondeberga.
Narra in proposito Tristano Calchi che Marengo e luoghi circonvicini
non videro mai feste più splendide come quelle delle nozze
di Ottone I. Con Adelaide venuti a libare la tazza d'amore in questi
lieti ed ameni campi presso gli antichi nostri Boschi Sacri. Lo
stesso storico aggiunge che nell'epoca di tali nozze si recò
pure a Marengo il Papa e ventiquattro Vescovi d'Italia con altrettanti
magnati sedenti tutti a tavola colla mitra in capo, colla corona
sulla fronte, e con tutti gli altri ornamenti e pomposi distintivi
e divise( ). Nel seguente anno Adelaide andò insieme col
suo marito Ottone in Germania, dove fu da tutti quei popoli accolta
con sommo onore, attesa la giusta fama già percorsa delle
sue eccellenti virtù. Di fatti quando l'Italia, dice il biografo
sincrono Odilone ( ), fu in duolo per vederla a partire, altrettanto
si rallegrò la Germania di vederla e di poterla apprezzare.
Ella era affabile, umile e cortese verso di tutti, si recava a piacere
di far del bene a tutti, e specialmente alle persone oppresse. Era
liberale nel soccorrere i poveri ed era nemica del lusso.
Adelaide diviene imperatrice
Siccome Adelaide univa a tante virtù cristiane anche avvenenza
di corpo non che un gran talento, capace di maneggiare i più
importanti affari, così il Re Ottone suo consorte la fece
partecipare del governo del vasto regno; e allorché nell'anno
962 si portò nuovamente in Italia, e venne a Roma per ricevere
la corona Imperiale dalle mani del Papa Agapito II ella fu incaricata
dell'Amministrazione del regno, che governò con somma prudenza,
rettitudine e giustizia, senza mai mancare ai doveri di madre verso
suo figlio, che ebbe nel 955, chiamato come il padre Ottone II.
Adelaide rimane vedova del secondo marito
Morì Ottone I che dagli storici di quell'epoca ci viene
descritto come Imperatore e Re - pio amante della giustizia, zelante
per la propagazione della religione, e ornato di luminose virtù,
per le quali meritò il titolo di Grande. Egli era figlio
di Santa Matilde. La sua morte avvenne nell'anno 973 ai sette di
maggio e sebbene questa perdita fosse di grande rammarico all'Imperatrice
come ognuno si può immaginare, tuttavia ella si rassegnò
al crudel destino con rassegnazione al supremo volere che dispone
dei troni.
Successione di Ottone II
Ottone II suo figlio, quindi succedette al padre nel regno d'Italia
e nell'impero di Alemagna e volle che essa continuasse ad avere
ingerenza nel governo dello Stato, e che lo assistesse co' suoi
saggi consigli, come ella fece con molto di lui profitto, e con
grande vantaggio e soddisfazione dei popoli, i quali avevano per
lei una stima, e un amore particolare. Ma come ogni rosa ha la sua
spina, così avvenne che alcuni cortigiani adulatori, e perversi
politici incominciarono a seminare zizzanie di discordia nell'animo
di Ottone II contro la di lei veneranda Madre e ad essi si unì
eziando Teofania principessa Greca ch'era moglie di Ottone II. La
quale aveva concepito delle avversioni verso la buona suocera, ed
a malincuore soffriva l'Autorità. Ch'ella esercitava nel
regime del Governo e sullo spirito di suo marito. Perciò
Adelaide fu allontanata da tutti i pubblici affari ed in più
maniere maltrattata, ed ella sempre rassegnata non sentiva altro
dolore, se non quello di vedere il figlio Ottone ingannato da cattivi
consiglieri. Ma crescendo contro di Lei la persecuzione che veniva
attizzata dalla sua nuora Teofania si ritirò in Borgogna
presso il suo fratello Re Corrado col quale visse qualche tempo.
Ben presto s'accorse che la Germania della perdita che aveva fatta
colla partenza di Adelaide; e lo stesso Ottone conobbe per esperienza
il suo fallo, poiché le cose del suo governo andavano di
male in peggio; onde con molte istanze, e preghiere specialmente
per mezzo dell'abate Maiolo dell'Abazia di Clugni, richiamò
la madre alla Corte, si riconciliò con essa, e mantenne poi
con Lei una stabile unione e concordia fino alla sua morte, la quale
accadde nell'anno 983, ai sette di dicembre, mentre egli dimorava
in Roma.
Ottone III
All'annunzio di questa morte immatura del figliolo fu Adelaide
trafitta da immenso dolore; ma sempre rassegnata al divino volere,
si prese il pensiero di assistere co' suoi consigli, e colla sua
autorità il nipote Ottone III, che in età di nove
anni succedeva al padre nel dominio de' vasti paesi, che possedeva
in Italia ed in Germania. Si tenne a ciò obbligata da vincoli
del sangue, e della carità, atteso il bisogno che il novello
Re ed Imperatore, per la sua tenera età aveva del suo aiuto
e della sua assistenza. Ma le sue filantropiche intenzioni furono
in gran parte attraversate dall'Imperatrice Teofania sua nuora,
e madre del piccolo Ottone III. Questa greca principessa adorna
per altro di buone qualità, e di molto merito, divenne nuovamente
gelosa del comando, e spinta da alcuni ministri Greci che aveva
presso di sé cercò nuovamente di allontanare la suocera
dalla Corte. La virtuosa Adelaide riconoscendo in tutte queste vicende
ed avversità la mando di Dio, prese il tutto in buona parte,
e corrispose sempre con mansuetudine ai cattivi trattamenti che
le venivano fatti da Teofania e dai suoi ministri. Cresciuta vieppiù
in Teofania l'avversione contro la signora di Basaluzzo e di tanti
altri paesi giunse a protestarsi, che se fosse vissuta un anno ancora,
non resterebbe ad Adelaide nemmeno un palmo di terra in tutto il
mondo, dove potesse comandare. Ma Iddio dispose, che l'anno di vita
da Teofania bramata, le mancasse, perché dopo un mese sopraggiunse
la sua morte; per la qual cosa la nostra Signora pregata dai Grandi,
e dallo stesso Ottone III suo nipote, ripigliò il governo
del Regno, e ricolmò di grazia e di benefici i suoi nemici
- e qui nota il biografo abate Odilone, che il suo costume era sempre
di rendere a tutti bene per male - Evangelica virtù in vero
- mi permetto di aggiungere - degna di essere da tutti imitata.
Adelaide si ritira in Borgogna ed ivi muore
Negli ultimi anni della sua vita, essendo già Ottone III,
in età di poter governare da sé sesso i suoi stati
l'Imperatrice Adelaide ritornò in Borgogna per mettere la
pace fra sé il re Rodolfo II, altro suo nipote, e i suoi
sudditi che gli si erano ribellati; ciò che felicemente le
riuscì. In questa occasione visitò i cantuari di quelle
parti ed i monasteri più celebri, e tra gli altri quello
di Clugni dove campo di abboccarsi l'abate Odilone che poi fu il
suo biografo fedele. Dappertutto ove andava e passava, distribuiva
ai poverelli copiose elemosine e faceva delle ricche oblazioni alla
Chiesa. Giunta Selzz sul Reno, dove dodici anni avanti aveva fatto
fabbricare un magnifico monastero, cadde inferma; la malattia si
aggravò ma la veneranda signora di Basaluzzo si era intrecciata
con le sue buone onere, una celebre corona più splendida
di quella che portava sul terreno trono. Adelaide con gli occhi
fissi al Cielo... muore! E come virtuosa visse, così santamente
spirì addì sedici di Dicembre 999 in età di
69 anni. Questa sublime Donna ora è venerata sugli altari
e la Chiesa ne fa la commemorazione alli 20 Dicembre di ogni anno(
).
Basaluzzo vien donato agli abati di S. Salvatore di Pavia
Questa santa Donna temendo che Basaluzzo sua dote, cadesse in potere
di barbari, dispose in maniera che non si poteva estorre dalle mani
di Dio e lo donò al Monastero di S. Salvatore di Pavia con
molte altre terre ponendo la condizione che quegli abati avessero
la cura d'anime dei nominati paesi e pregassero il Signore per Lei,
e ottenessero le divine benedizioni sopra il marito suo Imp. Ottone
I sul di Lei figlio Im. Ottone II e pregassero Dio affinché
proteggesse il vivente suo nipote Im. Ottone III. Quest'ultimo Ottone
con suo diploma del sei luglio anno 1000 sanzionò questa
disposizioni di altissima volontà della sua nonna ed investì
i P.P. di San Salvatore di Pavia delle seguenti cortes intra italicum
regnum e fra queste nomina la Diocesi di Tortona; Marengo - Urba
(Castel) Bosco - Frugarolo - Basaluzzo - Fresonara - Pozzolo - Pasturana
- Silvano - Coriano - Caselle - Biondo - Lagoscuro (presso Marengo)
- Ermentaris (luogo ora distrutto) e molti altri con tutte le loro
pertinenze ( ).
Basaluzzo nel X secolo era già retto in Parrocchia
Colla scorta di questi diplomi e sorretti nella nostra narrazione
da insigni storici i quali si occuparono della Critica Storia dei
nostri paesi, ci sarà lecito di dedurne la logica conseguenza
- e prova, che ai Basaluzzesi non riuscirà discara - che
Basaluzzo fin da quei remoti tempi era già retto in Parocchia.
Nelle vetuste pergamene dei Re Longobardi degli Ottoni e dei Carolingi,
già troviamo il nome latino di Bislucus ( ) mutato in quello
di Basaragutia e coll'appellativo di Curetes o Cortes. Giusta i
studiosi storici ed archeologi Duchanes, Fumagalli, Muratori, Bottazi
ed altri si rileva, che in quei tempi usavasi già la denominazione
od appellativo di Corte in Italia. Il termine di Corte, affermano
essi, derivato dal latino Cors, Chors, o Cohors sotto i Romani voleva
indicare un luogo rustico. In tal senso l'adoperavano Varrone, Pollafio,
Ovidio, e Marziale. Ma sotto i Longobardi e successivamente si prese
in più largo senso, e indicava un luogo cinto contenente
case e fabbriche. Onde nelle carte di quei tempi s'incontrano frequentemente
i nomi di Curtes, o Cortes, coi quali s'intendeva un aggregato di
molti poderi, e case, cioè interi villaggi con Chiesa ove
amministravansi i Sacramenti, che denominavansi Plebs cioè
Pieve. Parocchie di questa Corti prendevano il nome dalla natura
del luogo come lo prese il nostro Bislucus che venne barbarezzato
in Baseregutia. Ora così sorretti dagli eruditi critici -
storici - citati, e basati sulla loro autorità, specialmente
dell'insigne Muratori, detto il Padre della nostra Italiana storia
e del Bottazzi che in modo speciale, dei nostri paesi si è
sinceramente occupato, conchiuderemo che Basaluzzo detto allora
Baseregutia come si esprime l'antico diploma - sino dai tempi Longobardi
dei Carolingi e degli Ottoni già eretto in Parocchia.