2.
Tempi romani
Basaluzzo viene collocato sotto il distretto di Gamondium
Come abbiamo già visto nel precedente capo la città
di Caristo venne distrutta; la Romana Repubblica, però, per
deferenza al popolo Staziello gli permise e gli favorì mezzi
onde su di quella terra si ergesse la città di Gamondium,
l'odierno Castellazzo; e Basaluzzo nello scomparto politico Romano
venne assegnato al Distretto di Gamondium ( ). Infatti il Bottazzi,
nelle sue lezioni accademiche dei Liguri Stazielli e sulle antichità
Alessandrine così ci porge ad osservare: Il territorio di
Gamondium, coperto di ville, castelli come evidentemente risulta
dagli antichi Statuti, occupava tutto quel tratto di terreno posto
tra i due fiumi Bormida, ed Orba, ed avanti la fondazione di Alessandria
aveva le seguenti dimensioni in Longitudine ed in latitudine. Al
sud-ovest confinava colla Bormida diviso per mezzo di questo fiume
con le terre indicate dal Ghilini nel suo trattato in fine dagli
annali di Alessandria - num. 15. Al sud-est lungo le sponde del
fiume Orba restava limitrofo ai terrieri di Marengo, di Frugarolo
e del Marchesato di Bosco (vedi stat. Ales. Pag. 375) proseguiva
sempre lungo la sponda dell'Orba a porgere i suoi limiti colle terre
in esso distretto contenute con Fresonara, con Basaluzzo etc. Ciò
serve a dare la provo della precedente asserzione cioè, del
nuovo scomparto che Basaluzzo subì sotto la dominazione Romana
e stette con Gamondium fino alla edificazione della forte Alessandria
come nello svolgimento della nostra narrazione ad e[vi]denza verrà
provato.
Politica romana e le sue colonie
Sistema ed accorta tattica dei Romani, era quella che compiuta
una conquista il Romano Senato emanava un decreto in virtù
del quale quella data località veniva colonizzata; perciò
molte migliaia di Statielli furono condotti in altre Provincie e
parecchie Colonie di Romani vennero ad abitare nelle nostre regioni
( ). Con questo saggio provvedimento quegli Economisti e Statisti
ottenevano i seguenti vantaggi. Primo si era l'incrociamento delle
razze umane, e da ciò ne derivavano generazioni più
robuste e forti, come ancora oggidì le nostre leggi civile
ed ecclesiastiche tendono a questo scopo. Secondo scopo era di frenare
i vinti, diminuendoli coll'esportazione, e contemporaneamente premiare
i vincitori, assegnando terreni da coltivare perché in quei
tempi l'Agricoltura era tenuta in pregio di arte nobile e perciò
veniva annoverata la Regina delle arti che aveva la protezione della
divinità Cerere, Pomona, Bacco ect. Un terzo vantaggio si
otteneva col diminuire la popolazione in Roma che via rigurgitava
e così veniva scemato l'elemento turbolento - la plebe -
che facilmente si abbandonava alle rivolte ed ai tumulti. Con questa
politica i romani si provvedevano di lavoro nelle nuove provincie,
e la capitale restava più tranquilla perché tutta
quella gente rimaneva occupata, e con più agio, e serenità
di mente il Senato ed il Popolo Romano poteva pensare a formare
le savie leggi, ed a soddisfare alle varie esigenze governative
del vastissimo impero. Così facendo guerra all'ozio venivano
distrutte le principali cause dei delitti e dei reati e dei vizi
e con questo logico provvedimento in quella mondiale la Repubblica,
fioriva la virtù.
Etimologia di Basaluzzo
Fu in quel lasso di tempo che qui vennero ad abitare gente Romana
la quale diede il nome latino di Bis-Lucus a Basaluzzo e che in
idioma italiano vuol dire doppio bosco cioè paese collocato
fra due boschi. Infatti consta che in allora le sponde dei fiumi
erano assai più popolate di fitte ed annose piante, in guisa
di formarne quasi delle selve ( ) ed appunto il Bislucus giacendo
fra il bosco lungo al Lemme e la selvosa Orba, come vien appellata
dall'insigne Manzoni, parmi che i Romani assai acconciamente in
tal modo lo appellassero. Il nome di Basaluzzo gli venne dato poi
dopo la Romana decadenza allorché vennero nei nostri paesi
i Barbari ( ) i quali si fecero studio di distruggere tutto ciò
che di grande e di romano ricordasse; ciò che vedremo nel
prossimo capo. Vedi poi nel capo IX le osservazioni filologiche
su questo nome.
Via Emilia
La storia poscia ci narra che il Console Marco Emilio Scauro, ricevette
in dedizione la Liguria anno di Roma 639 cioè oltre un secolo
prima dell'era nostra . In esso che per ragioni politiche, militari
e commerciali ordinò, che nel territorio degli Statielli
- si aprisse una larga e comoda via la quale da Tortona su spingesse
ad Acqui attraversando la parte inferiore della nostra Val d'Orba
e si protendesse sino al mare per Savona. Di questa grandiosa e
monumentale opera eseguita a circa tre chilometri da Basaluzzo,
ancora oggi vediamo le vestigia presso Fresonara, ed oltre il guado
dell'Orba, a Retorto. Ciò prova quanto già asserimmo,
cioè che questi luoghi prima d'allora già erano abitati
se il savio console volle formare una nuova strada che servisse
all'incremento del commercio. Hic ille scaurus est, qui per Pisas,
et Lunam usque Sabatias viam stravit Emiliam, et hinc per Der thonam
(Strabone).
Altre prove che militano in favore della nostra Tesi
Un'altra prova ci si presenta tanto salda quanto le suaccennate
e la troviamo nelle parole che si leggono nella lettera tredicesima
del libro XI di M. Decimo Bruto a M. Tulio Cicerone ove dice "Arrivai
ad Ovada, il qual luogo giace tra l'appennino e le Alpi le di cui
strade sono impeditissime per arrivarci. Vada veni, qui locus iacet
inter Apeninus et Alpes, impeditissimus ad iter facciendum."
La quale disastrosa marcia non l'avrebbe Decimo Bruto intrapresa
se l'importanza dei nostri luoghi non ve l'avesse consigliato ed
indotto. Su di tale proposito trovo nel volume I della Storia di
Guido Biorci quanto segue: La data lettera che Decimo Brutto scrisse
a Cicerone è del sedici Maggio ex castris finibus statillensium,
inseguendo Marco Antonio, il quale dopo la sconfitta toccatagli
sul Modenese erasi fermato nella terra di Ovada. Perciò se
nel giorno avanti la data della lettera, era Bruto in Tortona; se
l'armata Romana faceva venti miglia al giorno, o tutta al più
in caso di marcie forzate venticinque, chi non vede che D. Bruto
allorché scrisse l'accennata lettera sui confini del territorio
Staziellese non poteva trovarsi che sull'Alessandrino lunghesso
l'Orba, verosimilmente verso Fresonara e Retorto; luoghi quesi ove
passava la Via Emilia che tener doveva per tagliare la ritirata
al fuggitivo suo avversario ( ).
Grandezza dei Romani
La Romana Repubblica man mano sorretta dalla sua virtù e
concordia, si impossessò dell'intero mondo in allora conosciuto
e si elaborò il grande fenomeno storico della unità
del mondo Romano (14) . E da Roma vennero leggi savie, libere e
salutari. Sotto la Romana repubblica presero sviluppo e vigoria
le arti belle, le scienze e la graziosa letteratura ed il commercio.
Venne in sommo grado, relativamente ai tempi, l'arte della guerra
sicché fu detto l'impero mondiale poiché l'aquila
Romana sorvolava sull'intero Universo in allora conosciuto.
Loro decadenza
Questa Repubblica che fu esempio per tutte le nazioni, fiorì
finché conservò le virtù di cui andava adorna;
queste scemate, si sottomise all'impero. È stabilito da eterna
legge che nulla dura quaggiù se non ciò che è
a vera virtù improntato - perciò quell'immenso colosso
di Repubblica e di impero che lasciò ingombro di sue gesta
e monumenti l'universo da loro posseduto, pur esso era stabilito
che dovesse rientrare temporaneamente in quel nulla dal quale era
sortito. Con Marcaurelio hanno pur i bei tempi dell'impero - dopo
di lui assunsero il potere principi inetti, viziosi, crudeli. Il
militarismo conscio di sua forza materiale, dispose sovente a capriccio,
sbarazzandosi di principi che volessero ordine e disciplina. Insomma
scomparve la virtù per lasciare luogo al vizio, per cui la
corruzione di ogni ordine sociale era tenuta in vanto; così
in luogo della cara libertà, prezioso dono del Cielo, s'ebbero
la schiavitù che imposero poi i Barbari, i quali approfittando
della nostra discordia, da ogni parte irruppero sulla nostra Penisola.
Sinonchè, questa diletta Italia, nazione da Dio prediletta
fra tutte, era destinata dall'Eterno consiglio a divenire - in tanto
strazio - la base dell'Impero Mondiale Spirituale, e Roma la Capitale,
ed al Pontefice Giulio il feudatario di Basaluzzo (Giuliano della
Rovere ( )) pose fra quelle gloriose mura, le fondamenta del più
vasto edificio che la cattolicità ricorda, il tempio di S.
Pietro in vaticano.
Nella decadenza dell'Impero incomincia il Cristianesimo
Il divin fondatore Gesù nato nella cittaduccia di Betlemme
l'anno 14o del regno di Augusto, visse per 30 a Nazaret umile artigiano,
e negli ultimi tre, uscì ad annunziare alle genti la santa
dottrina di amar Dio sopra tutto, ed il prossimo come noi stessi
- considerandosi tutti fratelli. Questi santi principi a trentatre
anni li suggellò col sangue per amore dell'umanità
morendo crocifisso per la di lei salvezza. La novella religione
prodigiosamente si sparse per opera speciale dei dodici pescatori
che erano gli Apostoli avendo a capo Simon Pietro. A questi poi
se ne aggregarono altri che formarono il numero di settantadue.
Essa progredì in onta delle derisioni del volgo, delle contraddizioni
dei filosofi, e delle persecuzioni dei forti.
Basaluzzo abbraccia il Cristianesimo fin dal suo inizio
La storia si profana che Ecclesiastica ci narra che i primi a spargere
la luce del Vangelo in Val d'Orba e nella Liguria furono S. Siro,
il quale poi fu consacrato vescovo di Pavia dallo stesso principe
degli Apostoli nell'anno 69 di Cristo. S. Lazzaro detto il risorto,
uno dei 72 discepoli del Redentore vi fu compagno ed unitisi a S.
Luca percorsero la Via Emilia ed in tutti i nostri paesi predicarono
la Nuova Novella, che era l'Evangelio e fecero proseliti in numero
straordinario "PRAEDICANDI EVANGELIUM MUNUS ET CONCREDITUM
SED IN GALLIA PRAE COETEVIS" ed il Tillemont afferma, che è
proprio la Gallia Cisalpina che contiene la nostra valle d'Orba
in cui è compreso Basaluzzo. Di poi fuori S. Marziano I Vescovo
della nostra Diocesi e quindi i suoi successori nell'episcopato
Tortonese ( ). Chiudiamo questo secondo capo annotando che la colossale
potenza dei Romani, il cui dominio, fra Repubblica ed Impero, ebbe
la durata di sette secoli ed ebbe fine nell'anno 476 dopo Cristo.
N.B.: Dei tempi Romani si rinvenne alla Cassina chiamata Raitanassa,
un vaso cinerario e qualche moneta di quei tempi. La detta casina
è sulle fini di Basaluzzo ed è di proprietà
dei Fratelli Campi.