6.
Dal 1634 al 1799
Il Castello di Basaluzzo dai Dalla Rovere è venduto
ai Grillo
La famiglia Della Rovere conservò il Feudo di Basaluzzo
dal 1497 sino al 1634. Pare però che nel lungo giro di questi
anni i Della Rovere per qualche lustro abbiano lasciato godere il
Castello di Basaluzzo alla famiglia Clarafuentes di Spagna e forse
ciò avvenne in quell'epoca che il Papa Giulio II era collegato
col Re di Spagna (50) . ma quel che è certo è che
i Della Rovere nel 1634 fecero l'alienazione di detto Castello ad
Agapito Grillo che poi ebbe il titolo di Duca di Mondragone. In
quel torno il Grillo pure acquistò Carpeneto, Capriata e
parte della signoria di Fresonara.
Guerra franco sarda contro gli spagnuoli, Basaluzzo alloggia
la cavalleria
Nel 1644 continuava ancora la guerra dei Franco Savoiardi, contro
gli spagnuoli, e Basaluzzo ed i circonvicini paesi si prepararono
a sopportare i gravi danni che alle guerre non vanno mai disgiunti.
Era il quattro Giugno 1644 allorché il Generale degli Spagnuoli
per nome Giovanni Vasquez giunse in Alessandria, ivi fece approvvigionamenti
di vettovaglie. Alli dieci di questo stesso mese succedette una
scaramuccia coi Francesi con successivo bottino a Castellazzo. Il
Generale Spagnuolo avendo dubbio che il nemico si avanzasse per
dare il guasto alle biade, che in quei giorni già biondeggiavano,
fece tirare due colpi di cannone, questo era il segnale d'allarme
che serviva di avviso che il nemico si avanzava e perciò
di stare tutti sull'attenti. Gli atteriti abitanti di questi paesi,
i cui territori erano divenuti il palcoscenico sul quale ad ogni
tratto succedevano tragedie guerresche, sentito il segnale di convenzione,
ad un tratto si versarono su tutte le strade colle bestie, coi carri,
carichi di masserizie, e le intimidite donne colle chiome sparse
al vento chi stringendo al seno i suoi pargoletti, chi sorreggendo
i vecchi nonni, formano un fuggi fuggi, un via vai indescrivibile.
I rintocchi della campana maggiore si facevano più frequenti;
avvenne allora un pandemonio, una confusione che solo puossi immaginare,
ma non descrivere. Sicché questi paesi rimasero quasi disabitati
e le case servivano di quartiere agli Spagnuoli, la Cavalleria dei
quali venne distribuita ed alloggiata a Basaluzzo, Fresonara, Bosco,
Frugarolo, e Castellazzo, e vi si acquartierò sino ai due
di Settembre. Dopo questo tempo, convertiti in grandi scuderie stettero
vuoti per breve tempo perché il giorno diciotto dello stesso
mese, il Maresciallo Velada vi distribuì nuovamente la cavalleria
Napoletana la quale poi si portò sotto le mura di Alessandria
(51). Nel 1647 alli due del mese di Giugno avvenne che fu espugnata
Nizza della Paglia, la quale già trovavasi nei possessi di
Maurizio di Savoia e si partì di là l'esercito di
Spagna per acquartierarvi nell'agro Alessandrino e la Cavalleria
venne nuovamente a Basaluzzo e vi rimase pronta in arme sino all'alba
del giorno 17 dello stesso mese e quindi fece marcia sul Monferrato
superiore. Nel 1654 l'esercito Francese che era in Italia era diviso
in tre Corpi d'Armata. Il primo comandato dal Maresciallo Grancey,
che era il rappresentante del re di Francia, venne nel giorno tredici
a stanziarsi a Fresonara e dintorni.
Basaluzzo è quartier generale del secondo Corpo d'Armata
francese
Il secondo che era capitanato dal Generale Quinze pone il suo acquartieramento
a Basaluzzo ed il terzo il di cui capo era il Marchese generale
Villa andò a porre le tende a S. Cristofaro luogo Imperiale.
Mentre i Francesi dimoravano in questi quartieri, nel giorno diciannove
dello stesso Settembre andarono a dare un terribile sacco al Convento
di S. Croce di Bosco di dove asportarono grandi quantità
di grano, vino, farina, biancheria ed altri oggetti di valore che
i Boschesi ivi avevano riposto come in luogo sacro e sicuro da ogni
rapina. Simile barbara sorte toccò pure au luoghi di Frugarolo
ed ai luoghi abitati fin quasi sotto Alessandria (52). Dopo la Cavalleria
ebbe mangiato tutto il fieno che si trovava in questi dintorni,
alli duo del mese di Novembre ripassò l'Orba e recavonsi
a Castellazzo (53).
Le truppe francesi fanno ritorno a Basaluzzo
Nel 1653 nel giorno 9 di settembre le truppe francesi scorsero
in Fresonara, a Predosa, a Pasturana e quindi si fermarono in Basaluzzo;
dal quale luogo duemila uomini di cavalleria uscirono a saccheggiare
e depredare sino sotto a Serravalle e fecero ritorno con ricco bottino
di bestiame biancheria, ed il venti di Settembre lo mandarono in
Asti ben scortato, quindi continuarono a soggiornare a Basaluzzo.
Così continuava la guerra, che se ne era effettivamente guerreggiata
sui piani di Basaluzzo, era però sempre funesta e dannosa
per quella attiva popolazione che aveva bisogni di tranquillià
per attendere agli agricoli lavori. Accadde che il giorno quindici
di Novembre del 1655 una parte dei Francesi andò a scortare
il Duca di Birrone il quale con 2000 fanti e mille cavalli si portava
nello stato del Ducato di Modena, e dubitando che gli Spagnuoli
lo sorprendessero alle spalle, prese la precauzione di farsi accompagnare
in questa attraversata. Nel ritorno, quella numerosa scorta si fermò
parte a Pozzolo parte a Basaluzzo quindi trascorse un certo un certo
lasso di tempo l'esercito Francese si scagliarono da Fresonara sino
a Marengo e Castelceriolo.
La presa di Valenza arrecò gravi danni a Basaluzzo
Per tenere il nostro filo storico conviene osservare che il 24
Giugno del 1656 la piazza di Valenza sul Po venne bloccata dal Duca
d'Este comandante dei Francesi e dopo ottantaquattro giorni di ben
duro e stretto assedio; i quattordici settembre il forte di Valenza
cadde in loro balia. Stava allora qual governatore di Milano il
Cardinale Teodoro Trivulzio, ma appena il Duca d'Este s'impadronì
della fortissima piazza vi pose governatore il Marchese Tomaso Augusto
di Valver. La presa di questa Città, e forte non che la strategica
posizione fu per Basaluzzo e paesi vicini di grande danno come ora
vedremo (54). Il diciotto giugno del 1657 i Francesi formarono un
ponte di barconi sul Tanaro nei pressi di Castelceriolo, e quindi
buona parte del loro esercito, ben munito di artiglieria, pasò
il fiume, di poi si rovesciò per tutta la Fraschetta fin
sotto Tortona quindi con una conversione obbligarono su Frugarolo,
Bosco, Fresonara e Basaluzzo, ovunque saccheggiando e distruggendo
quanti in questi disgraziati paesi si trovava (55). In queste, già
devastate terre, poco avendo trovato che sodisfacesse le loro rapaci
voglie, tagliarono le biondeggianti messi che in quei di trovavansi
presso chè mature, le batterono e pulirono con prestezza,
e man mano le inviavano nel loro baluardo che era la Città
di Valenza, allora muntia di solide alte mura. Ciò compiuto
continuavano le loro scorrerie verso il Monferrato saccheggiando
ed appicando il fuoco a cade ed a fattorie, e dopo di aver portata
la desolazione in quei Villaggi e di averli privati del loro principale
raccolto, che era l'uva fecero da quelle colline ritorno alle nostre
pianure Alessandrine e nuovamente occuparono Bosco, Frugarolo, Fresonara,
Basaluzzo e Predosa. Quest'ultimo Comune venne prescielto dal Comandante
come deposito del loro bottino, come una succursale di Valenza,
perchè questo villaggio per trovarsi sulla sinistra sponda
veniva ritenuto da loro più sicuro ed adatto al loro scopo.
Le rapine si compierono su di vasta scala - son fatti questi in
vero indegni per qualsiasi società, ma più riprovevoli
per un esercito ordinato come pretendeva di essere quello (56).
Già era sopraggiunto l'inverno e quelle compagnie si ritirarono
nei vari nostri Paesi. Oh malaugurati ospiti! Fu allora che commisero
cose che fanno orrore, anche nei luoghi sacri, arsero le panche
ed i pulpiti delle chiese ed incendiarono Fresonara (57).
Fatto avvenuto mentre si trasportava il bottino a Valenza
Le rapine fatte, come già dicemmo venivano portate a Predosa
ove stavano pronti i requisiti, che ne eseguivano il trasporto.
Avvenne un dì che mentre viaggiava una trentina di queste
paziente bestie tutte cariche, scortate da soldati e diretti alla
volta di Valenza, giunti nei boschi della Fraschetta che si dovevano
attraversare per arrivare al ponte da loro fatto a Castelceriolo,
vennero assaliti da gran numero di contadini Alessandrini armati
di tridenti e falci i quali arditamente si impadronirono dei somari
e tolsero ai conduttori Francesi ogni cosa.
A Basaluzzo viene pubblicata la pace
Stanchi finalmente I Governi e più di loro lassi i popoli
di spargere danaro e sangue, vennero nella più umanitaria
determinazione di non più oltre trattare le questioni coi
cannoni, ma bensì colla ragione colla diplomazia. E se più
volte l'imparziale storia delle nazioni, si rammemora che quell'elemento
sociale, che è la donna, fu sovente la promotrice per cui
Marte sguainò la spada, questa volta la donna concorse a
farla riporre nella guaina, e così avvenne che Imene arrecò
la pace. Fu il giorno otto maggio 1659 che fra le due corone belligeranti
di Spagna e Francia si stabilì un armistizio per due mesi.
La base di questa sospensione d'armi si era, che niun atto di ostilità
più oltre si potesse fare da ambi le parti. Intanto il Fuelgaldagna,
governatore dello stato milanese ordinò che venisse pubblicato
in tutti i comuni questo armistizio, ed un tale avviso il giorno
venticinque del detto mese già leggevasi in Alessandria e
successivamente affisso all'albo pretorio id Basaluzzo. Ma prima
che il termine prefissato scadesse, la Diplomazia e la Politica
erano già riuscite nel loro intento. La sospirata pace era
conchiusa e venne suggellata colle nozze reali dell'Infante Maria
Teresa figlia del Re di Spagna, con Luigi XIV Re di Francia. È
ben più facile d'immaginarsi, che l'esprimere il giubilo
che arrecò si fausta notizia. In tutti i Comuni dello Stato
si resero solenni azioni di grazie al Dio della pace e della concordia;
e le campane chiamavano il buon popolo Basaluzzese alla loro Parrocchia
ed il Parroco rettore, che era pure vicario, Don Nicola Bargono,
intonò l'inno solenne del Te Deum a cui il popolo rispose
di sincero cuore. Il prezioso dono del cielo, la pace, durò
nei paesi di Basaluzzo e di Val d'Orba vent'otto anni, quindi il
mal genio risvegliò ancora la guerra nel 1688 sin al 1697.
Però il Comune di Basaluzzo e circonvicini paesi non vennero
gran fatto molestati ma solo disturbati da continui passaggi di
truppe. Tramonta questo secolo (1600) e Basaluzzo resta ancora sotto
la dominazione spagnuola.
Cessa in Basaluzzo e nell'Alessandrino la dominazione spagnuola
Il giorno primo di Novembre 1701 avvenne la morte del Re Carlo
II di Spagna senza aver lasciato successori, perciò con lui
si estinse il ramo spagnuolo della Casa di Austria e così
in questo primo anno del secolo XVIII avvenne per l'Italia la cessazione
di quella dominazione. I cortigiani di Carlo II l'avevano indotto
a chiamare a suo erede Filippo di Borbone Duca d'Angiò, che
era secondogenito del Delfinato di Francia. E perciò nipote
di Luigi XIV Re di Francia. E perciò avvenne che Alessandria
e Basaluzzo passarono sotto il dominio del nuovo principe d'Angiò,
ma per breve tempo perchè il Piemonte che in allora trovavasi
collegato coll'Austria vi si opposero.
Basaluzzo è annesso ai Ducati di Casa Savoia
Nel 1706 Vittorio Amedeo II di Savoia sorretto dall'immortale artigliere
Pietro Micca Piemontese, riportò vittoria sopra i Francesi
che avevano stretta d'assedio Torino, per questo glorioso evento
i Francesi vengono scacciati dal Ducato di Milano e sono costretti
alasciare tutti i luoghi che avessero conquistati in Italia. Fu
appunto allora che la Provincia Alessandrina ritornò in potere
dell'Imperatore d'Austria, il qual potere però ebbe solo
la durata di quattro mesi, quindi passò a Vittorio Amedeo
II, Duca di Savoia per trattato stabilito, che venne poi ritirato
da Giuseppe I, imperatore a Vienna, e così Basaluzzo da questa
data fa parte dei domini di Casa Savoia. La ratificazione del summenzionato
trattato porta la data degli otto marzo mille settecentosette (58).
Basaluzzoa aveva due abbazie
Dalle memorie storiche di Goffredo Casali relative a Basaluzzo,
si rileva che in esso Comune esistevano in antico, due Abbazie;
ma detta di S. Giuliano Apostolo che fu il primo vescovo di Mons
(59) ed infatti noi troviamo ancora oggidì annotata nel Comunale
catasto la regione che porta un tal nome e parte dei beni ad essa
appartenenti, passarono poi sul 1652 in forza della Bolla Instaurandis
di Papa Innocenzo X a formare la dote della prebenda Parrocchiale
di Baaluzzo i quali ancora oggidì vengono usufruiti dal parroco
pro-tempore. Anticamente ergevasi il convento sopra di detta regione
il quale fu distrutto circa quel secolo senza che noi possiamo indagare
la causa precisa della sua rovina, se cioè sia avvenuto per
vetustà od a cagione di guerreschi eccidi o per qualche incendio.
A ricordo che qui esistesse il convento, si trova ancora sul primo
angolo che forma la strada che da Basaluzzo mette a Fresonara, un
muro a forma di cappelletta su del quale vi era dipinta affresco
l'effigie del S. Apostolo, la quale dai monelli, poco curanti delle
storiche memorie venne a colpi di sassi totalmente cancellata, così
avvenne un'altra volta, e mi ricordo che l'ultima volta fu nuovamente
rinnovata l'effigie, venne dipinta dal San Sebastiano figlio. L'altra
Abbazia aveva il nome di S. Bartolomeo del Fossato. Di entrambe
parleremo nella seconda parte di questa narrazione ove tratteremo
della parte monografica e Biografica.
Basaluzzo concorre all'ampliazione della fortezza di Alessandria
Nulla di rimarchevole vi è negli anni successivi che interessi
gran che la storia di Basaluzzo se non che nel 1733, si compierono
i lavori di ampliazione della fortezza di Alessandria i quali si
iniziarono sino al 1705, e Basaluzzo concorre per la sua quota parte
a questi lavori somministrando bestie da tiro come si scorge nelle
carte archiviate di detto Comune in quel torno di tempo.
Basaluzzo alloggia ancora truppe spagnuole
Negli alti Consigli delle corone d'Europa preparavasi una nuova
guerra che vien chiamata Guerra della successione d'Austria. Era
il luglio del 1745 allorchè incominciarono a discendere l'esercito
di Francia e Spagna ai quali si collegarono i Napoletani i Genovesi,
Modenesi. Il generale comandante dell'esercito spagnuolo ed il duca
di Modena vennero a mettere loro acquartieramenti nel Convento di
S. Croce dek Bosco e le truppe vennero accampate su quel di Frugarolo,
di Bosco, Fresonara e di Basaluzzo. Quivi dimoravano tre giorni
quindi giunsero staffette dal quartiere e si avviarono sopra tutte
le strade che da questi paesi conducevano a Tortona.
Basaluzzo viene assoggettato a requisizioni militari
Questi dintorni anche nell'anno 1746 vengono enormemente flagellati;
Fresonara, Bosco, Frugarolo e Basaluzzo con altri circostanti comuni
ebbero a soffrire forti requisizioni dalle truppe Austro-sarde,
le quali oltre di ciò si usarono mali trattamenti. Esportarono
da questi paesi tutte le scorte, i foraggi quel poco denaro, sottoponendoli
ad umiliazioni ogni sorta di insulti e sevizie. Quella sfrenata
soldatesca ci prvò del pane quotidiano avendo tagliato tutto
il grano in erba; per cui i miseri contadini si trovarono nella
disperazione in tal guisa che molti furono costretti ad abbandonare
le loro case vuote d'ogni ben di Dio, e le terre prive dei loro
fruttiM ed ire raminghi in balia della fortuna. Riuscirono inutili
e senza risposta i giusti reclami che il Comune di Basaluzzo e gli
altri avevano indirizzato al Sovrano.
La pace di Acquisgrana
Nel 1748 finalmente venne conchiusa la pace col trattato di Acquisgrana
o Aquisgrana (60) e si ebbe nei nostri paesi un po' di respiro dopo
tante oppressioni. Mercè questo trattato il nostro re di
Sardegna aggiunse alla sua corona Vigevano, Voghera e l'altro Novarese.
Il Comune di Basaluzzo ripetè allora la domanda per ottenere
indennizzo de danni sofferti nel 1746 e questa volta ottenne un
lieve sussido. Con questo trattato si ebbe una tregua sno al 1796.
Scoppia la Rivoluzione Francese
Nell'anno 1789 scoppia la Rivoluzione che per essere sorta in Franca
venne chiamata Francese. Rivoluzione d principii economici-Politici-sociali-Religiosi-Militari.
Ella sorge nel mese di maggio colla bandiera portante il troppo
lusinghiero motto "Eguaglianza - Libertà - Fratellanza."
Questa ammaliante bandiera era sorretta o forse sorreggeva quel
grande uomo che fu Bonaparte Napoleone I il quale aprì gli
occhi al bel sole d'Italia in Aiaccio nell'anno 1769 egli chiuse
a S. Elena il dì 5 maggio 1821 (61). Fu certamente dei più
grandi del suo secolo, dotato di una sconfinata potenza d'ingegno,
per carattere, tempra, sagacia militare, conoscitore degli uomini
e come legislatore spiccò sopra tutti i suoi contemporanei.
Ma pur esso era un uomo et errare humanum est. Nel 1792 questa rivoluzione
qual gonfia fiumana che rompe le dighe, cresce e si spande e s'avanza
ed arriva sino a noi. Per questa innovazione di principi, per queste
nuove teorie che vanno crollando gli antichi regimi sociali a poco
a poco tutta Europa è in armi, per contrapporvi un argine.
Ma le idee non si combattono colle armi, si bene con delle altre
idee migliori. Già scoppia la guerra della Francia contro
l'Inghilterra, l'Austria e la Russia spedisce il generale Semoville
a Vittorio Amedeo proponendogli l'alleanza contro l'Austria. Il
nostro re si ricusò di accettarla, perciò la Francia
dichiarava la guerra, e senza incontrare difficoltà occupa
la Savoia e la contea di Nizza e sul suolo Italiano innalzò
l'albero della libertà. Il re di Sardegna non si intimidisce,
riordina il suo esercito, fortifica le gole dei monti e si dispone
a battaglia. Trovavasi fra due poderosi partiti - l'Austria infida
e rapace da un lato, e la Francia altera e sprezzante dall'altra
- Vittorio Amedeo si unisce coll'Austria per quanto non fosse sicuro
di lei. La battaglia incomincia ed i Francesi sono respinti dal
colle di Raus e l'esercito Austro sardo fa una punta verso la Savoia.
In questo fatto anche il contingente di Basaluzzo vi ebbe parte.
Nell'anno successivo la Francia aumentò le sue forze si che
verso il fine del 1793 il nostro vessillo dovette indietreggiare
ed in tal modo sulle alpine vette come lo scorso anno nuovamente
sventola la bandiera Repubblicana. Con nuovo trattato sottoscritto
a Valenza il 23 di maggio del 1794 si stringe maggiormente la lega
fra il Re di Sardegna e l'Austria. Piemonte ed Austria si oppongono
all'invasione francese ma inutilmente. Le armi Francesi da una parte
e le interne cospirazioni dall'altra pongono in difficili condizioni
il Re Amedeo III. Il quale neppure vuole accettare le nuove condizioni
di pace che gli vengono proposte dal governo Repubblicano, nè
vuole accordare il passo per andare il Lombardia. Succede un nuovo
combattimento nel quale Austria e Piemonte restano perdenti. Con
tale vittoria Napoleone si aprì il passo per scendere nel
cuore del Piemonte e nella Lombardia come risulta dal trattato di
pace firmato a Parigi il 15 Maggio 1795. Nuovi danni sofferse Basaluzzo
per la ritirata della divisione "La Harpé" di cui
buona parte passò sulle nostre stradi retrocedendo da Dego.
Quelle livide facce dei Tedeschi battuti quasi senza disciplina
militare, laceri e scalzi ovunque trovavano da soddisfarsi.
L'arrivo di Napoleone a Bosco arreca gravi danni a Basaluzzo
Il giorno due del mese di maggio 1796 il generalissimo Bonaparte
arrivò a Bosco prendendo alloggio nel convento di S. Croce,
per cui i circonvicini Paesi compreso Basaluzzo erano tutti pieni
di truppe Repubblicane. Vennero a questi imposte taglie di guerra,
giornaliere somministranze, requisizioni di bestiame, agginti gli
atti violenti della soldatesca che violava le mogli e le figlie
ed in tanto avvilimento giudichi il lettore quanto fossero rattristati
i Basaluzzesi, i Fresonaresi, i Boschesi, e Fregolaresi, basta a
leggere la storia di questi comuni per formarsene un'idea (62).
Veniva a morte in questo giro di tempo il Re Vittorio Amedeo III
lasciando i suoi possedimenti travagliati da baldanza soldatesca,
ed i suoi sudditi in balia ai partiti ed il traballante trono al
suo figlio Carlo Emanuele IV.
Basaluzzo entra a far parte della Repubblica Francese
Il tre di Luglio dell'anno 1798 i Francesi si impadroniscono della
Cittadella di Torino e dopo brevissimo tempo il Direttorio di Parigi
emana l'ordine della distruzione della Monarchia nostra regnante.
Carlo Emanuele messo alle strette, sia dalla minaccia del Direttorio,
come dai partiti che già esistevano nella sua capitale si
ridusse nell'impossibilità di più oltre reggere e
resistere all'invadente rivoluzione e gli fu giocoforza di rinunciare
al trono. Fu nella notte del nove dicembre di quest'anno che lasciò
l'avita reggia di Torino per andare a Genova, e di là salpare
per l'isola di Sardegna, ove si fermò in attesa degli eventi.
Così avvenne, che il Piemonte chiuse gli occhi al sonno la
sera del nove dicembre sotto l'egida del suo re e gli aprì
all'alba del giorno dieci sotto l'usbergi del berretto friggio...
Fatalità del bugiardo destino. In questo modo, Basaluzzo,
diviene ossequente alle leggi della Repubblica Francese.
Il not. Zuccotti Vincenzo nominato commissario organizzatore
democratico di Basaluzzo
Il trenta Frinaio (20 dicembre) di quell'anno la Municipalità
di Alessandria nominava il not. Zuccotti Vincenzo, Boschese, organizzatore
democratico di Bosco, Fresonara, Pasturana e Basaluzzo (63). S'accinse
il zelante Commissario all'ardua impresa della democratica organizzazione,
ma questi paesi pare che non fossero proclivi a quel verbo che il
Zuccotti tanto caldamente si sforzava di fargli intendere, tanto
è vero che non lasciossi continuare. Si nominò poi
in sua vece G.F. Vegezzi, e dopo di lui il cittadino Bianchi GioFrancesco.
Ma queste novità Repubblicane non andavano a sangue nei nostri
paesi ed in molti altri del Piemonte, e da questo cozzo di idee
sorse un po' di reazione la quale man mano prese vaste proporzioni
anche all'estero. L'Europa vedeva di mal occhio, l'audacia Francese
che sosteneva quelle idee democratiche, mentre tutta reggevasi a
governo assoluto, da ciò avvenne che l'Austria e la Russia
di concerto coll'Inghilterra e Turchia si apprestarono a guerra
contro la Francia Repubblicana ed i più grandi avvenimenti
guerreschi ebbero poi luogo presso di noi e teatro di guerra fu
Basaluzzo il 15 Agosto 1799 di cui parleremo nel seguente capo VII.